Morte Emiliano Sala, un nuovo dettaglio fa emergere un’altra verità

Un nuovo pezzo di verità illumina gli ultimi istanti prima della morte di Emiliano Sala, attaccante argentino vittima di un incidente aereo nel gennaio del 2019

Una nuova verità inizia ad emergere sulla morte di Emiliano Sala, l’attaccante argentino vittima di un incidente aereo il 21 gennaio del 2019. La tragedia si consumò sul canale della Manica che Sala stava attraversando dopo la definizione della sua cessione dai francesi del Nantes ai gallesi del Cardiff, allora in Premier League.

Morte Emiliano Sala, un nuovo dettaglio fa emergere un'altra verità
Morte Emiliano Sala, un nuovo dettaglio fa emergere un’altra verità (Lapresse)

Ma i segnali radar persero i segnali dell’aereo su cui viaggiava a una ventina di chilometri a nord dell’isola di Guernsey.

Sala volava su un Piper PA-46 Malibu, numero di registrazione N264DB, localizzato il successivo 3 febbraio sul fondo del canale della Manica. All’interno un cadavere, che pochi giorni dopo si è scoperto essere quello del centravanti argentino.

Le inchieste hanno finora accertato che alla guida dell’aereo c’era il pilota David Ibbotson. Ma Ibbotson non possedeva le corrette autorizzazioni per eseguire quel tipo di volo. Il suo corpo non è ancora stato ritrovato.

Morte di Emiliano Sala, un nuovo brandello di verità

Morte di Emiliano Sala, un nuovo brandello di verità
Morte di Emiliano Sala, un nuovo brandello di verità (Lapresse)

Nel corso del nuovo procedimento, in corso alla Bournemouth Town Hall, è emerso che Sala avesse perso conoscenza a causa di un avvelenamento da fumi di scarico all’interno dell’aereo.

Il patologo Basil Purdue ha spiegato ai giurati che il sistema di scarico dell’aereo non funzionava per cui la cabina si è riempita di monossido di carbonio. Questo spiegherebbe la perdita di conoscenza prima dell’impatto. Anche se l’attaccante, secondo la sua perizia, era comunque ancora vivo al momento dello schianto, ma le successive lesioni alla testa e al petto si sono rivelate letali.

Il volo era stato organizzato da David Henderson, pilota e uomo d’affari che, pur non essendo un operatore legalmente registrato, agiva come intermediario in nome del proprietario dell’aereo. Henderson è oggi in carcere, condannato a 18 mesi di reclusione per aver messo in pericolo la sicurezza del velivolo.