Doveva essere il mercato dei botti, dei grandi giri di attaccanti e dei colpi messi a segno dalle big d’Europa. In realtà, fino ad adesso, è sembrato più il calciomercato degli esuberi, dei rifiuti e dei tanti “no” da parte di calciatori che non vogliono partire. Ebbene sì, perché acquistare, probabilmente, è più facile che vendere. Ne sanno qualcosa soprattutto i grandi club, che “regalano” ai propri giocatori prigioni dorate fatte di ingaggi milionari, nei quali anche quei giocatori che finiscono fuori dal progetto si trovano comodi.
Pur di non andare via e non perdere il lauto stipendio, si preferisce rimanere nelle proprie squadre. Anche a costo di non giocare. E parte la sinfonia di rifiuti, di “no” a ripetizione. E il mercato non decolla: chiedere a Juventus, Real Madrid, Inter e Milan, tanto per fare un esempio. Se non si vende anche le grandi società vanno in tilt, imprigionate da stipendi alti e rifiuti. Piazzare gli esuberi, quindi, diventa un’impresa. Capricci come quelli di Icardi, ma anche quelli di Higuain e Dybala. Senza dimenticare Bale e l’esercito degli scontenti che finiscono con l’imporre la loro riconferma, diventando poi di nuovo protagonisti. Quando la testa dura l’ha sempre vinta.
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