Pukki Party, bomber da record: Norwich sogna in grande

A Norwich, c’è un uomo che fissa la… Capra. E non è George Clooney. E’ Daniel Farke, manager dei Canaries. La Capra in questione è Teemu Pukki, per esercizio semantico da lost in translation e non solo. Pukki, infatti, in finlandese significa appunto capra, che in inglese si dice goat. E goat è anche l’acronimo per “greatest of all time”,”più grande di sempre”. E a Norwich un talismano così, che segna cinque gol nelle prime tre partite di Premier League non l’avevano effettivamente ancora mai visto.

“Pukki Party”

Il Pukki Party è ufficialmente iniziato. Il finlandese ha segnato contro il Liverpool al primo tiro in porta della sua stagione. Gli capita da otto anni di fila, dal 2012, come riportano i dati Opta. Dopo la tripletta al Newcastle alla seconda giornata, i bookmakers hanno ridotto di dieci volte la quota sulla possibilità che finisca la stagione come capocannoniere: da 100/1 a 10/1. Eppure, fino a pochi mesi fa, di Pukki in Inghilterra in molti non avevano nemmeno sentitp parlare.

Pukki, attaccante giramondo

Dopo una deludente parentesi al Siviglia, nel 2010 inizia a impressionare con l‘HJK nella Veikkausliiga finlandese. Segna anche tre gol, nell’agosto 2011, tra andata e ritorno, nel preliminare di Europa League contro lo Schalke 04 che gli offre subito un triennale. Ma dopo un paio di stagioni all’ombra di Klaas Jan-Huntelaar, con l’effimera soddisfazione di essere il terzo finlandese a segnare una doppietta in Bundesliga, lascia la Germania per la Scozia.

L’offerta del Celtic sembra la sua grande occasione. Segna subito ma l’ambientamento non è facile. Prendere il posto di Gary Hooper, che per una di quelle curiose coincidenze del destino è passato quell’estate proprio al Norwich, si rivela più difficile del previsto. I suoi 7 gol in 25 presenze si trasformano, agli occhi dei tifosi scozzesi, nel marchio di un fallimento.

“Ero un po’ pigto” confesserà a Sky Sport, “non facevo quel che avrei dovuto in fase difensiva. Forse non ero nemmeno pronto a trasferirmi in un club così grande. In Scozia il gioco è più veloce, più fisico, non hai tanto tempo sulla palla. Quando sono arrivato, credevo che sarebbe stato più facile”.

Certo, ha ammesso l’allora manager del Celtic, Neil Lennon, non era un attaccante particolarmente fisico. “E’ un tipo tranquillo, ha avuto anche qualche infortunio. Ma quando arrivi in una grande squadra che investe tanto su di te, devi segnare tanti gol. E lui non ha mostrato tutte le sue qualità”.

C’è del buono in Danimarca

Torna vicino a casa, a più di 800 chilometri da Glasgow. Passa al Brondby. Visto come è andata a finire, si direbbe che c’è del buono in Danimarca. In quattro anni, tra il 2014 e il 2018, segna 72 gol in 164 partite. Le critiche all’inizio non gli sono mancate. Ma il presidente del club, scrive Tim Tich su iNews, posta sotto falso nome messaggi di incoraggiamento per rispondere ai giudizi negativi dei tifosi.

“Quel periodo ha cambiato il mio modo di giocare” ha spiegato, come riporta il sito inglese Squawka. “Il mio allenatore all’epoca ha trasformato il mio modo di pensare e di allenarmi”.

La favola di Pukki a Norwich

A Carrow Road, sentitamente ringraziano. Perché le sue 29 reti in Championships nella scorsa stagione hanno spinto i Canaries al primo posto e in Premier League. Perché nessuno, prima di lui, aveva mai segnato quattro gol nelle sue prime due presenze nel campionato più ricco del mondo. E solo l’ex Reading Pogrebnyak prima di lui era arrivato a cinque nelle prime tre.

Contro il Newcastle, ha scritto un’altra piccola ma rilevante pagina di storia con la sua prima tripletta per il Norwich. Era dal 1993 che un giocatore dei Canaries non segnava tre gol in 90′ in campionato: allora ci era riuscito Efan Ekoku, primo a realizzarne quattro in una partita dalla fondazione della Premier League (nel 1992) in uno scintillante 5-1 a Goodison Park contro l’Everton. Il pallone della partita l’ha regalato alla figlia Olivia.

“La qualità si vedeva” ha detto Thomas Frank che l’ha convinto a firmare per il Brondby, “però doveva ancora migliorare in diversi aspetti. Appena ha firmato per il Norwich, ho detto all’allenatore dei portieri del Brentford, danese come me, che avrebbe segnato 20 gol. Non pensavo sarebbe arrivato a 29”. E non si è ancora fermato. Vuole diventare il greatest of all time al Norwich. E allora tutti fisseranno la “Capra” con occhi diversi.