Lukaku e i cori razzisti, la curva nord dell’Inter: “Fanno parte del tifo”

I tifosi sono spesso il dodicesimo uomo in campo, quel sostenitore in più che, pur non giocando, porta la squadra ed i compagni alla vittoria con la dote tecnica più ambita e per nulla scontata: ci mettono il cuore, perdendo voce, stipendio e giornate dietro a quei colori – diversi per ognuno – che valgono una vita. Lo sanno bene i tifosi dell’Inter che, con una lettera aperta, si rivolgono a Lukaku per cercare di comunicare al belga quanto i fischi indirizzati a lui dai tifosi sardi – durante il match contro il Cagliari – non fossero indice di razzismo: si è trattato, secondo loro, di un espediente che aveva il solo scopo di distrarre l’attaccante durante l’esecuzione del calcio di rigore. L’intento non era quello di offendere, per intenderci, volevano solamente disturbare.

La Curva Nord scrive a Lukaku: “I fischi non sempre sono indice di razzismo”

Certamente il giocatore si è disturbato, non sul dischetto (dove rimane freddo e implacabile) ma fuori dal campo ed ha spiegato che determinati gesti non dovrebbero esser tollerati. Proprio per questo la Curva Nord ha voluto spendere qualche riga per ‘riabilitare’ in qualche modo i colleghi rossoblu, il risultato è il seguente:

“Ciao Romelu,

Ti scriviamo a nome della Curva Nord, sì, i ragazzi che ti han dato il benvenuto appena arrivato a Milano. Ci spiace molto che tu abbia pensato che quanto accaduto a Cagliari sia stato razzismo. Devi capire che l’Italia non è come molti altri paesi europei dove il razzismo è un vero problema. Capiamo che ciò è quello che possa esserti sembrato ma non è così. In Italia usiamo certi modi solo per aiutare la squadra e cercare di rendere nervosi gli avversari non per razzismo ma per farli sbagliare.

Noi siamo una tifoseria multietnica ed abbiamo sempre accolto i giocatori provenienti da ogni dove sebbene anche noi abbiamo usato certi modi contro i giocatori avversari in passato e probabilmente lo faremo in futuro. Non siamo razzisti allo stesso modo in cui non lo sono i tifosi del Cagliari. Devi capire che in tutti gli stadi italiani la gente tifa per le proprie squadre ma allo stesso tempo la gente è abituata a tifare contro gli avversari non per razzismo ma per aiutare le proprie squadre.

Ti preghiamo di vivere questo atteggiamento dei tifosi italiani come una forma di rispetto per il fatto che temono i gol che potresti fargli non perché ti odiano o son razzisti. Il razzismo è una cosa completamente differente e tutti i tifosi italiani lo sanno bene. Quando dichiari che il razzismo è un problema che va combattuto in Italia, non fai altro che incentivare la repressione di tutti i tifosi inclusi i tuoi e contribuisci a sollevare un problema che qui non c’è o quantomeno non viene percepito come in altri stati. Noi siamo molto sensibili ed inclusivi con tutti. Possiamo garantirti che tra noi ci son frequentatori di diverse razze e provenienze che condividono questo modo di provocare i giocatori avversari dell’Inter persino quando questi ultimi sono della loro stessa razza o provenienza geografica.

Ti preghiamo di aiutare a chiarire quello che realmente è il razzismo e che i tifosi italiani non sono razzisti. La lotta al vero razzismo deve cominciare nelle scuole non negli stadi, i tifosi son solo tifosi e agiscono in modo differente allo stadio e nella vita reale. Stai certo che quello che dicono o fanno a un giocatore di colore avversario non è quello che direbbero o farebbero nella vita reale. I tifosi italiani non saranno perfetti ma sebbene comprendiamo la frustrazione che ti possono creare certe espressioni, queste non sono utilizzate a fini discriminatori. Ancora una volta, benvenuto Romelu”.