Marcelo Bielsa, premio Fair Play. Ordinò alla squadra di far pareggiare l’Aston Villa. I casi più celebri di sportività in Inghilterra

“Nel calcio, molti considerano vincere come l’unico obiettivo, il solo scopo dello sport. Per altri, invece, esistono valori ancora più alti e più importanti di quelli che conducono al successo£. Con questa motivazione, si legge sul sito ufficiale, la FIFA ha deciso di assegnare il premio Fair Play 2019 a Marcelo Bielsa, tecnico del Leeds, che lo scorso aprile aveva invitato i suoi giocatori a far segnare gli avversari dell’Aston Villa in un incontro di Championships, la seconda divisione inglese.

Di Canio ha ricevuto il premio Fair Play FIFA nel 2001

Leeds-Aston Villa: Bielsa e quel gol regalato

Il Leeds, all’epoca in corsa per la promozione in Premier League, passa in vantaggio al termine di un’azione molto contestata. Un giocatore dell’Aston Villa, Jonathan Kodjia, si fa male in un contrasto e resta a terra. Molti si aspettano che il Leeds metta la palla fuori per consentire all’attaccante avversario di essere soccorso. Invece Mateusz Klich tiene il pallone di fronte ai difensori spiazzati, che non sanno cosa fare, e segna.

Dean Smith, allenatore dei Villans, e il suo assistente, l’ex leggenda del Chelsea John Terry, discutono a lungo con Bielsa. I toni in panchina si accendono, in campo si viene quasi alle mani: Anwar el Ghazi viene espulso dopo un contatto con l’attaccante del Leeds Patrick Bamford, anche se le immagini dimostreranno che i due non si sono toccati.

Bielsa invita i suoi giocatori a rimanere fermi alla ripresa del gioco. Il Leeds lascia pareggiare gli avversari. “Gli ho suggerito che sarebbe stata la cosa giusta, ma non credo che tutti i suoi giocatori erano d’accordo: capisco la loro frustrazione, ma onore a Marcelo” ha dichiarato Smith.

“Non devo commentare, il fair play è un’abitudine nel calcio inglese” ha detto allora il tecnico argentino che avrebbe perso i playoff promozione proprio contro l’Aston Villa.

Bielsa e lo Spygate di gennaio

Peraltro, proprio pochi mesi prima Bielsa era stato coinvolto nello “Spygate”, un caso di spionaggio. A gennaio del 2019, prima della sfida poi vinta contro il Derby County allenato allora da Frank Lampard, la polizia individua un uomo sospetto fuori dal campo di allenamento dei Rams.

Bielsa ammette che è un suo uomo. Non solo. Confessa di aver mandato qualcuno a spiare tutti gli avversari del Leeds dall’inizio della stagione fino a quel momento. “Non è illegale, ma capisco che non sia necessariamente la cosa giusta da fare” ha ammesso Bielsa nel corso di una non prevista congerenza stampa. “Lo facevo perché non credevo di violare una norma. Avevamo già le informazioni per studiare la tattica di gioco ma poter osservare gli allenamenti degli avversari ci mette meno ansia e sono stato abbastanza stupido da consentire questo comportamento”.

Premio Fair Play FIFA: Di Canio e i grandi casi inglesi

Non è il primo premio che la FIF assegna ad episodi o personaggi del campionato inglese, quasi a sottolineare la locale tradizione del fair play. Nel 1990 il riconoscimento è andato a Gary Lineker, che non è mai stato espulso in tutta la sua carriera. Attaccante tra gli altri del Leicester, del Tottenham e del Barcellona, uno dei migliori cannonieri a Italia ’90, oggi Lineker conduce per la BBC “Match of the Day”, lo storico programma che in seconda serata il sabato e la domenica mostra le immagini delle partite di Premier League.

Oltre al premio postumo per Bobby Robson nel 2009, la FIFA ha assegnato nel 2001 il riconoscimento a Paolo Di Canio. L’episodio è uno dei più celebri della sua storia, anche perché inverte lo stereotipo del “bad boy”. Il 18 dicembre 2000 il “suo” West Ham sta pareggiando 1-1 a “Goodison Park” contro l’Everton. Il portiere dei Toffees, Paul Gerrard, rimane a terra dopo un’uscita fin troppo vigorosa, l’azione continua, dalla destra Sinclair crossa per Di Canio che però, con la porta vuota, non segna ma blocca il pallone con le due mani. Lo afferra, di fatto ferma il gioco e permette i soccorsi al portiere avversario.

“È un ricordo bellissimo perché ricevo ancora tanti messaggi da parte dei tifosi dell’Everton che ricordano con affetto quel gesto. Erano piccoli, oggi sono diventati grandi. Ogni tanto essere ricordati per qualcosa di bello non è male” ha detto due anni fa a Sky. Anche se, subito dopo la partita, il suo allenatore Jamie Redknapp non sembrava proprio così disposto a premiare la bontà del gesto. “Volevamo ucciderlo” ha detto un po’ scherzando all’Alan Brazil Sports Breakfast Show. Perché ci sono sempre due categorie di persone, e non tutti sono disposti a tutto pur di vincere.

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