Avigan, cos’è il presunto farmaco anti coronavirus: dubbi e speranze sull’efficacia

Avigan, cos’è il presunto farmaco anti coronavirus: dubbi e speranze sull’efficacia
Avigan, cos’è il presunto farmaco anti coronavirus: dubbi e speranze sull’efficacia

L’ultima promessa nella lotta al coronavirus arriva dal Giappone. E’ un farmacista romano, Cristiano Aresu, a postare il video su Facebook che fa detonare la polemica in Italia. Parla dell’Avigan, un farmaco che, racconta, avrebbe consentito di bloccare il progredire dell’infezione da coronavirus, se somministrato per tempo.  Luca Zaia, presidente del Veneto, ha già annunciato che farà partire la sperimentazione in Italia.

L’annuncio di Aresu sull’Avigan in Giappone

L’Avigan, il cui nome commerciale Favipiravir, è un farmaco antinfluenzale sviluppato nel 2014 dal gruppo giapponese Fujifilm Toyama Chemical. “Il farmaco è chiaramente efficace nel trattamento del coronavirus”, ha rivelato Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia. Aresu spiega che il farmaco, “somministrato ai primi sintomi di coronavirus, accertati con il tampone, blocca il progredire della malattia nel 91% dei casi”. La sua efficienza, però, resta tutta da dimostrare.

Il virologo Roberto Burioni lo boccia senza mezzi termini. Anche l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) predica prudenza.

 

La risposta dell’AIFA

In merito alle recenti informazioni circolate in rete e a mezzo stampa relative all’utilizzo della specialità medicinale a base di favipiravir nel trattamento di COVID-19” si legge in un comunicato dell’associazione. L’AIFA specifica che l’Avigan è un farmaco autorizzato “in Giappone dal marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa“.

E soprattutto, prosegue la nota, non esistono studi clinici pubblicati in merito alla sua efficacia e alla sua sicurezza nel trattamento della malattia da COVID-19. L’unica ricerca disponibile, spiega l’AIFA, contiene solo dati preliminare e non ancora sottoposti alla verifica di esperti. Dati, peraltro, raccolti su un campione non casuale di sette pazienti contagiati in forma lieve da meno di sette giorni. Pazienti, specifica l’AIFA, trattati contemporaneamente con l’Avigan e altri farmaci. “Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia” scrive l’AIFA.

Il 23 marzo, conclude la nota, la Commissione scientifica dell’AIFA “si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir“. L’associazione si dice anche pronta anche ad adire vie legali contro chi diffonde false informazioni sul Covid-19.

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