Giovanni Rezza, il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, continua la sua battaglia contro la ripresa del campionato di Serie A. Dopo le dichiarazioni di ieri, ha ribadito tutti i suoi dubbi di questa complicata decisione.
Ci sono pareri contrastanti sulla possibile ripresa della Serie A. Sul tema che sta facendo discutere le più importanti istituzioni e milioni di tifosi, è intervenuto ancora Giovanni Rezza. Dopo l’uscita pubblica di ieri pomeriggio, il direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss, ha espresso ancora tutte le sue perplessità di fronte a questa ipotesi anche se la decisione finale spetterà ad altre persone. La sua posizione però, seppur non ufficiale come quella di altri esperti, potrebbe essere influente e decisiva.
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Giovanni Rezza non cambia idea sulla possibile riapertura del calcio italiano, ma rispetto a ieri lascia aperta qualche speranza: “Se proprio si deve giocare, servono assidui controlli e giocare a porte chiuse”. Due priorità assolute che sta cercando di garantire anche la FIGC nel suo protocollo stilato insieme al comitato scientifico. Stavolta però è diverso: in gioco c’è la salute delle persone e l’attenzione deve essere massima.
Il calcio però, come ribadito da Rezza, rimane uno sport di contatto e ci potrebbero essere molte problematiche, anche a livello europeo che non si stanno considerando. “Il calcio e’ un settore sportivo tra i più esposti e la gente è molto interessata, quando si è chiuso il campionato, ognuno di noi si è sentito smarrito. Vorrei ricordare Atalanta-Valencia, match per il quale ci sono stati episodi che hanno drammatizzato la situazione. La mia espressione sulla Roma? E’ stata una semplice battuta e poi ho espresso il mio parere. Non pensavo mi rispondessero, non volevo offendere nessuno. Se allora mi chiedessero cosa farei se fossi al Governo, direi di riprendere con sicurezza”. I dubbi del professore non riguardano soltanto la Serie A ma l’intero movimento calcistico, anche in altri paesi, che sta spingendo per tornare in campo forse troppo presto.
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