Serie A e pubblico negli stadi, Burioni pessimista: l’opinione del virologo

Roberto Burioni, intervenuto in una diretta Instagram con Pierluigi Pardo, ribadisce il proprio pessimismo sulla presenza del pubblico negli stadi anche con l’allentamento dell’emergenza Coronavirus 

San Siro senza pubblico
Burioni pessimista sul ritorno degli spettatori allo stadio

Ennesimo intervento di Roberto Burioni sull’emergenza sanitaria scaturita dall’epidemia da Coronavirus. Il virologo è stato “intervistato” dal giornalista Pierluigi Pardo nel corso di una diretta su Instagram. Inevitabile il focus sulla ripresa del campionato di Serie A e su come il calcio cambierà per adattarsi a una situazione imprevista e imprevedibile fino a due mesi.

Burioni si è soffermato in particolare sull’eventuale ritorno degli spettatori allo stadio per assistere ai match. Nel susseguirsi di ipotesi sulla ripresa dell’attività agonistica, l’unica certezza è che se e quando si riprenderà, assisteremo a eventi a porte chiuse per un periodo molto lungo.

A riguardo, Burioni non ha dubbi: “A meno di miracoli credo che non potremmo immaginare il calcio con il pubblico  – spiega il virologo – La scienza non ha la bacchetta magica ma credo che bisognerà privarci di questo piacere.

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Burioni frena, pessimismo anche da Spadafora

L’intervento di Burioni aumenta il pessimismo riguardo un ritorno alla normalità per quanto riguarda il calcio e, per esteso, anche gli altri sport. Un pessimismo che ha iniziato a serpeggiare anche sulla ripresa degli allenamenti e dello stesso campionato di Serie A.

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La Dacia Arena di Udine senza pubblico

In attesa del vertice previsto mercoledì 22 aprile con i vertici della Lega e della FIGC, il ministro dello Sport, Spadafora, ha puntualizzato che l’eventuale ripresa degli allenamenti non equivale automaticamente al proseguimento del campionato. Dichiarazioni seguite a quelle del Ministro della Salute, Speranza, per il quale al momento il calcio non rappresenta una priorità.

Insomma, l’incertezza regna sovrana tra la salvaguardia della salute e l’esigenza di salvare un sistema come quello calcistico che rischia il collasso

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