Calcio, i “congiunti” nella storia: tutte le parentele di coppia da ricordare

Congiunti nel calcio. Storie di fratelli, di padri e figli. Le grandi dinastie che hanno fatto sognare in Italia e in Europa

Calcio, i "Congiunti" nella storia: tutte le parentele di coppia da ricordare
Calcio, i “Congiunti” nella storia: tutte le parentele di coppia da ricordare

E’ una delle parole più cercate della giornata. Dopo la conferenza stampa del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sulla fase 2, la domanda che in molti si fanno è: chi sono i congiunti? La legge italiana definisce congiunti “gli ascendenti, i discendenti, il coniuge, la parte di un’unione civile tra le persone dello stesso sesso, i fratelli, le sorelle, gli affini nello stesso grado, gli zii e i nipoti”. Da una prima interpretazione del decreto, emergerebbe però che con il termine congiunti si intendono “parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili”.

Conte ha parlato anche di calcio, e si è detto un appassionato. E le due cose stanno insieme, perché di grandi “congiunti” è piena la storia del pallone.

I congiunti nel calcio italiano: Sentimenti, Mazzola, Maldini

In Italia iniziò con tutto con la prima grande dinastia: Ennio, Arnaldo, Vittorio, Lucidio e Primo, noti come Sentimenti I, II, III, IV e V. Cinque portieri da leggenda: celebre l’episodio di Lucidio che segnò un rigore ad Arnaldo quando giocava nel Modena. Poi arrivarono i Ferraris, in cui spiccava Attilio,  anima della Roma di Campo Testaccio.

Di Valentino Mazzola, scomparso con il Grande Torino a Superga, resta solo qualche spezzone in bianco e nero e i ricordi di chi l’ha visto. Dicono che fosse l’unico calciatore italiano paragonabile ad Alfredo Di Stefano. La Saeta Rubia conoscerà anche suo figlio, Sandro, quando lo batterà in finale di Coppa dei Campioni al Prater di Vienna.  Mazzola vincerà tutto con l’Inter (2 Coppe dei Campioni, 2 Intercontinentali 4 scudetti) e il Campionato d’Europa del 1968 con la Nazionale (70 presenze, 22 gol).

Ma non si può pensare a una dinastia senza avere in mente le tre generazioni dei Maldini. Cesare, terzino ruvido e e leale, uomo triestino di confini, alza la Coppa dei Campioni nel 1963. Paolo, più eclettico, ha rappresentato lo spirito del Milan di Sacchi, l’idea dell’estetica come esaltazione orchestrale del gioco. Liedholm lo fa esordire a 16 anni in serie A, ne esce a quasi 41 dopo 647 partite ufficiali, 29 gol, e un bacheca da fare invidia a molte squadre. Oggi, da dirigente, vede suo figlio Daniel con la maglia rossonera. Quest’anno, dopo Juve-Milan, gli ha chiesto la maglia Gigi Buffon. “Avevo già quella di Chiesa padre e figlio, di Thuram padre e figlio e di Weah padre e figlio” ha detto.

Il calcio italiano ha conosciuto anche Bruno Conti, il Marazico Mundial icona della Roma, e il figlio Andrea, bandiera e capitano del Cagliari. E la dinastia dei Vieri. Molti hanno in mente soprattutto “Bobo”, che in quarantena sta impazzando su Instagram. Bobo, uno dei migliori attaccanti nell’Inter e in nazionale, si è guadagnato quel soprannome per luce riflessa perché suo padre Roberto era per tutti “Bob”. Mezzala più dotata tecnicamente, ma meno efficace sotto porta, ha vissuto le tappe principali della carriera con Juventus Bologna, Roma, Sampdoria. Bob Vieri ha anche un altro figlio, Massimiliano detto Max, che però non è mai arrivato in Serie A.

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Grandi congiunti:  gli Schmeichel e i Veron

Padri e figli nel calcio: Peter e Kasper Schmeichel
Padri e figli nel calcio: Peter e Kasper Schmeichel

Allargando lo sguardo all’Europa e al mondo, anche Juan Sebastian Veron è diventato “La Brujita”, la streghetta, per una forma di eredità. Suo padre, la “Bruja” aveva giocato con l’Estudiantes che sfidò in Coppa Intercontinentale il Manchester United, dove avrebbe giocato suo figlio. Quella squadra resta tra le più cattive nella storia del gioco. Sempre in tema di padri e figli, gli Schmeichel hanno vissuto due delle più inaspettate favole nella storia del calcio. Papà Peter ha vinto gli Europei 1992 con la Danimarca che nemmeno avrebbe dovuto partecipare, suo figlio Kasper ha messo le sue mani al servizio del titolo in Premier League del Leicester di Ranieri.

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Storie di fratelli d’arte nel calcio

Tante anche le storie di fratelli che hanno raggiunto la gloria calcistica. In Italia abbiamo conosciuto i gemelli Emanuele e Antonio Filippini, che spesso hanno giocato anche nella stessa squadra.

L’Olanda ne ha regalate diverse di coppie di “congiunti” da leggenda, come i gemelli Willy e René Van de Kerkhof, due pilastri della nazionale due volte finalista ai Mondiali e tra i migliori calciatori all time della storia orange. Poi sono arrivati Erwin e Ronald Koeman, che ha segnato la rete decisiva nella finale di Coppa Campioni 1992 vinta dal Barcellona sulla Sampdoria. Ronald, detto Rambo, è il primo olandese ad aver completato il double (scudetto e coppa nazionale) sia come calciatore che come allenatore. Infine i fratelli Ronald e Frank De Boer: il secondo ha tentato anche una carriera decisamente infruttuosa da allenatore.

Impossibile non citare, in questa breve antologia, i fratelli con la maggior concentrazione di talento che probabilmente il Brasile, patria del futbol bailado, abbia mai visto. Parliamo di Raì, che ha fatto fortuna in Francia al Paris Saint-Germain, e Socrates, il calciatore filosofo capace di trasformare il Corinthians in un’isola di democrazia collettiva e partecipata nel pieno di una feroce dittatura militare.

Più recenti i casi dei fratelli Gary e Phil Neville, castano l’uno e biondo l’altro, inseparabili nel Manchester United di Sir Alex Ferguson. Peraltro, anche suo figlio Darren ha trovato la sua strada nel calcio.

Hanno attirato l’attenzione di mezza Europa, Juve compresa, Aleksey e Anton Miranchuk, i gemelli della Lokomotiv Mosca talmente simili da essere praticamente indistinguibili fuori dal campo.

Particolare, infine, la storia di Granit e Taulant Xhaka, fratelli centrocampisti nati in Svizzera da genitori di origine kosovara. Granit, acquistato dall’Arsenal, ha scelto di giocare per la Svizzera. Il fratello, oggi al Basilea, continua a rappresentare l’Albania. All’Europeo 2016 si sono ritrovati da avversari. Ed è stato un po’ come giocare contro se stessi. Ma il calcio mette in discussione tanto, a volte anche i legami familiari.

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