Autocertificazione da abolire nella Fase 2, la proposta di Sileri

Autocertificazione da abolire, questa la proposta del viceministro Sileri al Corriere della Sera. “Fidiamoci degli italiani” dice, alla vigilia della fase 2

Sileri, la proposta del viceministro: "Niente autocertificazione nella fase 2"
Sileri, la proposta del viceministro: “Niente autocertificazione nella fase 2”

“Fidiamoci degli italiani“. Pierpaolo Sileri, medico e viceministro della Salute, nell’intervista ad Alessandro Trocino al Corriere della Sera ha dichiarato che l’Italia è un paziente convalescente. “Lo stiamo dimettendo, ma con prescrizioni da osservare. Però ci dobbiamo affidare anche alla responsabilità e al buon senso.

Sileri ha difeso anche la decisione di abolire le conferenze stampa delle 18, perché “non aveva senso dare i numeri senza spiegarli“. Forse, ha ammesso, un po’ di confusione è arrivata anche dagli scienziati, dagli esperti che si sono contraddetti, perfino dall’OMS che, ha aggiunto, “ha dato linee guida sbagliate. Ma all’inizio si conosceva poco il virus“.

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Autocertificazione, la proposta di Sileri

Autocertificazione, la proposta di Sileri
Autocertificazione, la proposta di Sileri

Il vice-ministro della Sanità abolirebbe anche l’autocertificazione dal 18 maggio. “Io forse non l’avrei messa, ma capisco la logica. C’è sempre qualche furbo. Ma se guardiamo questi due mesi, il 95% degli italiani ha rispettato le regole” ha detto Sileri. Non serve mettere un cartello sui ponti del Tevere: non buttatevi di sotto altrimenti morite. Lo sappiamo“.

Ha difeso l’operato del governo, “Se non ci fossero stati i Dpcm, l’Italia sarebbe una grande Lombardia” ha detto il vice-ministro, che ha criticato le occupazioni simboliche della Lega. Non manca un giudizio in chiaroscuro sullo stato della sanità in Italia. L’organizzazione, ha detto, anche prima del virus era eccessivamente centrata sugli ospedali, era caratterizzata da un “servizio proattivo scarso e disomogeneo, liste d’attesa, carenza di medici e infermieri“.

Ma allo stesso tempo, sottolinea, in Italia la cura dei tumori è la migliore d’Europa. “E in questi mesi siamo migliorati, non solo nei posti letto ma anche nei servizi territoriali. Certo, mancano ancora tamponi e reagenti in alcune zone“.

Il “paziente Italia” sta uscendo da una situazione grave. Lo stanno dimettendo, ma non deve smettere di seguire le prescrizioni. Con buon senso, per il bene di tutti.

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