Scambio maglie, che ne sarà del rito calcistico con il Covid-19

La Premier League ha imposto il divieto allo scambio di maglie alla ripresa del campionato. Secondo l’Equipe, questo antico rito calcistico sarebbe a rischio

Scambio maglie, un rito destinato a sparire per il covid-19
Scambio maglie, un rito destinato a sparire per il covid-19

Prima di compiere dieci anni, Johann Cruijff tifava per la Juventus. Il 30 maggio del 1973, a Belgrado, l’ha affrontata e battuta in finale di Coppa dei Campioni. Ma la coppa dalle grandi orecchie l’ha alzata proprio con la maglia bianconera.

E’ un’immagine simbolo di un rito antico di fair play applicato al calcio, come lo scambio delle maglie. In quel momento, ha detto all’Equipe lo storico dello sport Claude Boli, “i calciatori ritrovano una postura da gentleman, una loro umanità, dopo la battaglia sportiva“. Per colpa del coronavirus, questo rito potrebbe sparire a lungo scrive il quotidiano francese. Di sicuro, non ci saranno scambi di maglia in Premier League, quando il campionato inglese ripartirà, come non ce ne sono in Bundesliga.

Il primo di cui si abbia testimonianza risale a una sfida amichevole del 1931 tra la Francia e una selezione di calciatori inglesi allo stadio olimpico Yves-du-Manoir, a Colombes, davanti a 35 mila spettatori.

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Scambio maglie, gli episodi storici e il futuro

Scambio Maglie, che ne sarà del rito calcistico con il Covid-19
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Storico, poi, quello tra Pelé e Bobby Moore ai Mondiali del Messico 1970. Il Brasile aveva appena battuto l’Inghilterra, nonostante la grande prestazione del difensore e la parata del secolo di Gordon Banks, che avrebbe ritrovato Pelé da avversario nella sua ultima  esperienza ai Cosmos. Non è stato proprio spontaneo, invece, lo scambio tra Steve Hodge e Diego Maradona dopo Argentina-Inghilterra ai Mondiali del 1986. Hodge ha detto, poi, di non essersi reso conto che il Pibe de Oro avesse segnato il primo gol con la mano. I suoi compagni di squadra dell’epoca, comunque, non l’hanno presa bene. Dal 2002, però, la maglia di Maradona è esposta al National Football Museum di Manchester.

Oggi, ogni calciatore si porta più di una maglia per ogni partita e questo ha reso più “democratico” e diffuso il rito dello scambio. I grandi campioni si sono trasformati in autentici collezionisti. Leo Messi, ad esempio, ha posato per i suoi profili social davanti alla sua sterminata collezione di maglie: spiccano quelle di Agüero, Di Maria, Totti, Lahm, Yaya Touré.

Anche Dybala ha mostrato decine di maglie, che rappresentano solo una piccola parte della collezione. In Francia, ricorda l’Equipe, l’ex presidente del Montpellier Louis Nicollin aveva questa stessa passione. Aveva costruito negli anni una collezione notevole, che nell’Esagono rivaleggia con quella dell’ex PSG Édouard Cissé, che ha creato un vero museo privato con casacche, trofei, foto e memorabilia in genere.

Abitudini che potrebbero finire nella soffitta degli antichi ricordi di un calcio destinato a scomparire.

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