La storia di Splinter De Mooij: “Calcio addio, farò il medico”

Un promettente ragazzo olandese di 19 anni con un contratto da professionista nel Feyenoord, lascia tutto per andare all’università e tentare di diventare un dottore. Quando la normalità fa notizia

Splinter De Mooij
Splinter De Mooij, 19 anni, sette anni nel Fetenoord

Nell’era delle carriere di cartone, tra generazioni profondamente convinte che essere influencer sia un lavoro e che andare al Grande Fratello sia fondamentale per il proprio curriculum (purtroppo non hanno torto), ecco una notizia diversa dal solito: un promettente giovane di 19 anni che lascia il calcio per iscriversi a medicina.

Splinter De Mooij, Feyenoord

Lui si chiama Splinter De Mooij ed è un professionista a tutti gli effetti. Gioca nel Feyenoord, glorioso club di Rotterdam che lo scoprì nel 2012 quando giocava in un’accademia locale, per metterlo sotto contratto di sviluppo l’anno dopo. Dal 2016 ha un contratto da professionista e un’agenzia di un certo prestigio, la Key Sports, una società di management con circa 200 giocatori talenti olandesi nel proprio portafoglio, molti i giovanissimi, tra i quali anche Schouten, del Bologna.

Splinter è un trequartista di discreto talento con alcune presenze anche nelle rappresentative giovanili olandesi. Nato come play si è progressivamente spostato verso la linea offensiva: ama giocare alle spalle delle punte e quando può andare a saltare di testa. Parecchie presenze nel campionato Under 21 olandese quello che corrisponde alla nostra Primavera. Non un fenomeno. Ma uno che potrebbe tranquillamente arrivare a un contratto da professionista. Uno che potrebbe giocare fino a 33 anni guadagnando non meno di 100-150 mila euro all’anno divertendosi.

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Studente modello

In realtà Splinter è anche uno studente eccellente: quest’anno chiuderà le scuole superiori e la sua media è altissima. Parla tre lingue, voti eccellenti in matematica e fisica. Il suo progetto lo porterà fuori dal campo e all’università: “Grazie al Feyenoord ho realizzato il mio sogno di diventare calciatore professionista – spiega – per sette anni mi sono allenato con i migliori e ho avuto la possibilità di vivere esperienze straordinarie. Ma ho anche un altro sogno, quello di diventare un medico. E se devo scegliere, scelgo l’università”.

Una scelta dettata soprattutto dal buon senso: “Nessuno dei due può essere un impegno part-time e se non studio adesso per giocare a pallone, difficilmente riuscirò a farlo più avanti. A settembre inizierò i miei studi di medicina. Ringrazio il Feyenoord e la Key Sports per i buoni consigli e la comprensione e i miei compagni di squadra per l’affetto e l’amicizia di questi anni indimenticabili”.

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Alessandro Arlotti
Alessandro Arlotti, dal Pescara ad Harvard

Chi dall’Italia ha scelto lo studio

Un calciatore in meno e un medico in più. Di questi tempi se ne sente il bisogno anche perché Splinter, un ragazzo di umiltà rara, riconosce le sue qualità: “Sono un calciatore discreto, non sarò mai un fuoriclasse – ammette – ma so di poter essere un ottimo studente e di poter diventare un buon medico”.

Lo scorso anno il giovane Alessandro Arlotti, ammesso alla prestigiosissima Università di Harvard negli Stati Uniti lasciò il Pescara con cui aveva già un ingaggio da professionista in Serie B per proseguire i suoi studi. Aveva diverse opportunità dopo la Nazionale giovanile una bella esperienza al Monaco. Ora invece ha una ottima borsa di studio, gioca con i Crimson, la squadra di soccer di Harvard ed è una delle stelle dell’ateneo in attesa che il campionato riprenda dopo lo stop dello scorso anno.

Non è mica l’unico. Anche Paolo Belloni-Urso ha lasciato il Genoa, dove era capitano delle giovanili U17, per giocare con Harvard. Sono circa un migliaio gli Under 20 italiani che scelgono di studiare in America con una borsa di studio sportiva: calcio, ma anche basket, volley, atletica, ginnastica.