La Sampdoria trent’tanni dopo: lo scudetto allegro di Mancini e Vialli

Il 19 maggio 1991 lo scudetto della Sampdoria, squadra scanzonata, allegra e divertente come nessun’altra, capace di giocarsela alla pari con il Milan degli olandesi e Maradona: e di vincere  

Sampdoria
I tifosi della Sampdoria a allo stadio Ullevi di Goteborg (Getty Images)

La chiamavano Banda Boskov: forse per illustrare in modo quasi fumettistico il suo carattere allegro e goliardico, tra scherzi, foto bizzarre, allenamenti sempre con il sorriso sulle labbra e la capacita di giocare per il gusto del gioco.

Sampdoria, nuovo miracolo italiano

Tuttavia la Sampdoria non si limitava a giocare. Vinceva anche: e parecchio. Merito di un presidente atipico ed estremamente ricco, Paolo Mantovani. Un imprenditore capace di accumulare una fortuna con il petrolio partendo da una semplice posizione di impiegato. Rilevò la Sampdoria dopo avere fondato la Pontoil e acquisito la NAI da un fallimento: nel pacchetto c’era anche la società blucerchiata.

In dieci anni compra tutti i migliori talenti del campionato italiano affidando la gestione del club a un dirigente intelligente ed elegante, Paolo Borea: acquista dal Bologna il 17enne Roberto Mancini, Ma anche Liam Brady e Trevor Frencis costuendo la prima Sampdoro: poi arrivano Vialli, Pagliuca, Lombardo, Pellegrini, Vierhcowod, Toninho Cerezo, Lombardo, Mannini, Pari, Salsano. Una squadra pazzesca. Il cui tecnico è Vujadin Boskov, guru di un calcio essenziale e semplice dove “chi ha la palla vince, chi non ce l’ha rincorre”. Gioco di prima, ruoli chiari e talento: perché… “il talento ce l’hai o non ce l’hai, panchina non diventa cattedrale”.

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Lo scudetto 1991

Boskov era anche quello di “rigore è quando arbitro fischia”, e di “mio cane gioca meglio di Perdomo”, riferendosi al calciatore uruguaiano appena acquistato dal Genoa di Franco Scoglio. Mantovani per diversi anni ingaggiò una battaglia furibonda per dare alla squadra una immagine inattaccabile. Convocò a uno a uno tutti i tifosi più accesi, non sopportava gli episodi di violenza: e creò un gioiello di valore inestimabile, una delle squadre più divertenti di sempre. Mancini rende gigantesco qualsiasi attaccante gli giochi accanto dando un contributo fondamentale alla carriera di Vialli, ma anche di Branca, Chiesa. Nel 1990 vince la sua prima Coppa delle Coppe e il 19 maggio 1991 battendo il Lecce 3-0 concretizza l’unico titolo della sua storia in una stagione perfetta.

La Sampdoria “gioca come solo in paradiso”. E si conquista uno spazio indelebile a fianco al Cagliari di Riva, al Verona di Bagnoli e di poche altre interpeti di un calcio che si può solo rimpiangere.

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Sampdoria, Mancini
Un giovanissimo Roberto Mancini con la maglia della Sampdoria (Getty Images)

La classe Liguria del 1991

Il tutto in un anno incredibile per Genova e per la Liguria. Perché per la prima volta nella sua storia la ‘regione con il sorriso al contrario’ vince tutto. Al titolo della Sampdoria si aggiunge un leggendario quarto posto del Genoa di Aguilera e Skuhravy che per la prima volta nella storia estrometterà la Juventus dalla storia delle Coppe Europee: secco 2-0 all’ultima giornata alla squadra bianconera, allenata all’epoca da Maifredi con il Vecchio Balordo che va in Coppa Uefa.

Non solo: in quella stessa stagione il Savona vince il campionato interregionale (l’attuale Serie D) conquistando anche la Coppa Italia ai calci di rigore contro l’Avezzano (6-5).

La Fratellanza Sportiva Sestrese, squadra di Sestri Ponente di lunga storia e tradizione, gioca nel campo di Borzoli la gara di ritorno di Coppa Italia dilettanti dopo avere perso all’andata 2-1 dal Castrovillari dell’ex interista Nazareno Canuti. Al 90’ un calcio di punizione all’ultimo istante di Trentarossi, ex giocatore del Genoa, scaraventa il pallone in rete facendo impazzire non solo la Genova di Marassi e professionisti ma anche quella che giocava sulla torba tra i dilettanti. Una stagione irripetibile.