Donald Trump attacca la nazionale femminile: “Sinistroidi e maniache”

Prosegue la sfida dialettica tra l’ex presidente americano Donald Trump e la nazionale americana di calcio femminile, bronzo alle Olimpiadi

Donald Trump positivo al Covid (Getty Images)
Donald Trump, ex presidente USA  (Getty Images)

Donald Trump è personaggio che sa come cavalcare la delusione nazionale. E così, quando gli Stati Uniti sono stati eliminati nella semifinale delle Olimpiadi dal Canada, squadra tradizionalmente ‘nemica’ con cui gli USA non perdevano da venti anni, non c’è andato leggero.

Trump, una squadra di sinistroidi maniache

Senza mai fare diretto riferimento all’impegno di molte delle giocatrici nel movimento LGBT, Trump ha definito la squadra americana “perdente in partenza”: “Se la nostra squadra, guidata da una banda di gente radicale e di sinistra, autentici maniaci, si fosse data una svegliata, avrebbe portato a casa la medaglia d’oro”.

Trump non ha mai fatto mistero di non avere alcuna simpatia per alcune delle giocatrici americane. Come Megan Rapinoe, che han fatto outing da anni e non fa alcun mistero della propria sessualità, anzi… In particolare, senza citarla, proprio alla Rapinoe ha dedicato un pensiero molto elaborato: “Quella ragazza con i capelli viola ha pensato troppo tempo alla sua tinta e a fare dichiarazioni radicali e politiche invece di giocare. Perdenti…”

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Megan Rapinoe
Megan Rapinoe, attivista LGBT, uno dei bersagli di Trump (Getty Images)

Donald Trump vs USWNT

Tra Trump e la nazionale americana femminile c’è un vero e proprio feud. Da quando nel 2019, l’ex presidente era ancora in carica, Megan Rapinoe dichiarò… “In teoria siamo tutto ciò che Trump dovrebbe amare, ma purtroppo siamo donne estremamente forti e ascoltate. E se dovessimo vincere il mondiale io alla (fottuta) Casa Bianca non ci vado”.

In effetti gli Stati Uniti vinsero il Mondiale battendo in finale l’Olanda: ma non andarono in visita a Capitol Hill. Per altro non furono nemmeno invitate.

Le dichiarazioni di Trump sono state pesantemente attaccate da tutta la comunità calcistica americana, anche da quella maschile. Trump ha ribadito il concetto: “Questo è un paese che dorme, e finché si dorme non si vince. Gli sportivi facciano gli sportivi, si allenino, si impegnino e lascino la politica ad altri. Devono onorare il paese con le loro prestazioni. Se non lo fanno sono perdenti, non solo inutili, ma anche dannosi”.