ESCLUSIVA CT, Pellissier: “Chievo è famiglia, ora il mio sogno si chiama Clivense. Scudetto? Tifo…”

La carriera, il fallimento del Chievo, la nascita della Clivense e la stima per Stefano Pioli: Sergio Pellissier si racconta in un’intervista rilasciata in ESCLUSIVA a CalcioToday.it. L’ex capitano gialloblù parla dei giorni tristi della scomparsa del club del presidente Campedelli, e del sogno di far convergere la passione dei tifosi nel suo nuovo progetto.

Sergio Pellissier
Il Chievo e la Clivense, Sergio Pellissier si racconta a CalcioToday.it (Getty Images)

Sergio Pellissier, partiamo dalla fine. Perché hai deciso di lanciarti nell’ambizioso progetto della Clivense?

Perché mi dispiaceva non avere più quella società in cui sono cresciuto, quel nome, quelle idee e quei principi che mi hanno fatto crescere e permesso di fare una carriera di oltre 20 anni. Il Chievo per me è stato una famiglia. Quando alcuni giornalisti mi hanno chiesto cosa avrei fatto, ho risposto che avrei fatto tutto il possibile per salvare il Chievo. Purtroppo, di fronte ai problemi del club, ho capito che non era nelle mie possibilità. Da ex capitano, dopo aver sempre messo la faccia e dopo aver lottato contro tutto e tutti, non potevo però stare fermo e ho deciso di aprire la società e ripartire da zero“.

Campedelli si è sempre lamentato di aver subito un trattamento diverso, durante i mesi che poi hanno portato alla scomparsa del Chievo, rispetto ad altre società. Sei d’accordo con le parole dell’ex presidente?

Credo che per certi versi avesse ragione e per altri no. Più grande sei e più chi comanda cerca di non farti fallire e questo succede in tutti gli ambienti. Se qualcuno però sbaglia, non è detto che devo sbagliare anch’io. Se il Chievo fosse stato giusto e corretto e avesse fatto tutto nel migliore dei modi non ci sarebbe stata nessuna esclusione. Penso che alla fine sia stato un ‘mix’ di situazioni sbagliate“.

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Sergio Pellissier, una bandiera per i tifosi del Chievo

Sergio Pellissier Chievo Clivense
Sergio Pellissier durante l’intervista a CalcioToday.it

Che significato ha per te essere uno dei pochi giocatori ‘bandiera’ rimasti nel cuore dei tifosi?

Posso dire di poter andare a testa alta ovunque. Non ho mai detto una cosa e poi non l’ho fatta, sono stato sempre corretto con tutti. Ho fatto una scelta che va rispettata. C’è chi sceglie la parte economica e chi l’affetto delle persone. Essere una bandiera però non vuol dire avere tutto nella vita. A volte sei fortunato e hai tutto, altre volte invece perdi soldi, situazioni e occasioni. Le mie scelte sono sempre state fatte con il cuore e non mi sono mai pentito“.

Ti appassiona ancora questo calcio?

Devo dire che la passione un po’ mi è passata. Un tempo giocavi se meritavi di giocare adesso invece giochi se sei giovane. Le ‘regole’ del calcio hanno un po rovinato il senso di questo sport, ovvero quello di non mollare mai finché non riesci ad ottenere un risultato importante. Questa è stata la mia forza, anche negli ultimi anni quando alcuni allenatori non credevano fossi più in condizione e facevano giocare i giovani. Il mio impegno mi permise di riconquistarmi il posto, di segnare in A a 39 anni e andare avanti fino a quando ho deciso di smettere“.

Sergio Pellissier, come vedi la corsa scudetto? Qual è la squadra che vorresti veder vincere il tricolore?

Inter, Milan e Napoli stanno giocando tutte e tre bene. Delle tre scelgo però il Milan, perché conosco bene Stefano Pioli. È stato un allenatore importante per me, una persona eccezionale, corretta, che dice sempre in faccia quello che pensa. È normale per me fare il tifo per lui. Mi auguro possa continuare a fare bene“.

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