Nazionale Italiana, i 5 punti del “nuovo” Rinascimento azzurro

La Nazionale Italiana riparte dalla vittoria di misura contro la Turchia, il 3-2 di Konya ha evidenziato da dove occorre ripartire.

Gli airbag sono venuti fuori. Ora occorre soltanto rimettersi in carreggiata: la Nazionale Italiana ha avuto un incidente di percorso che ha fatto saltare tutte le certezze. Il motore degli Azzurri è andato fuori giri, dopo la gara con la Macedonia serviva una reazione e c’è stata: la vittoria contro la Turchia sottolinea ulteriormente il rammarico di un gruppo affiatato. Essere complici, però, non basta: occorre essere pronti, Mancini lo sa bene.

Italia Mancini
Nazionale Italiana, i 5 punti per ripartire (LaPresse)

L’aveva detto anche alla Federazione, ma il messaggio evidentemente non era stato recepito: l’impressione è che gli Azzurri fossero un po’ “lasciati a sé stessi” dopo la vittoria di Wembley. La tracontanza una rovina di cui facciamo le spese, in Qatar ci toccherà essere spettatori. “I rimpianti rimarranno fino a Dicembre”, sottolinea Mancini.

Nazionale Italiana, da dove ripartire: 5 punti fondamentali

Le scelte di Mancini
Le scelte del CT (LaPresse)

Nel frattempo, però, occorre tracciare il cammino in vista del futuro. Il Commissario Tecnico, che resta e non abbandona la nave nel momento difficile, vuole – parole sue – “divertirsi ancora molto”. Il Mondiale, oramai prossimo non questo, se l’è dato come obiettivo dopo l’Europeo. C’è un cammino da intraprendere e va fatto insieme, attraverso cinque passi fondamentali:

  • La Nazionale deve riprendere a fare ciò che ha cominciato immediatamente dopo la prima disfatta Mondiale targata Ventura, e cioè organizzare eventi, partite, amichevoli e incontri che devono servire da vetrina e banco di prova per quando la posta in gioco scotterà leggermente di più: ci si abitua a certe tensioni, il gruppo si conosce e alcuni palcoscenici non fanno più paura. O almeno non troppa, di quelle che offuscano la visuale.
  • Il gruppo deve ricompattarsi: Chiellini presto andrà via, un senatore degli Azzurri lascia la Nazionale che, però, ha bisogno di nuovi leader da affiancare a quelli storici. Due sarebbero perfetti: Donnarumma e Immobile. Sembra assurdo, ma proprio quelli più bersagliati dovrebbero prendere per mano il nuovo collettivo che andrà a formarsi. In primis si responsabilizzano ulteriormente loro e in secundis fanno capire meglio agli altri colleghi – tutto sommato ragazzi – che dopo la pioggia c’è sempre il sole. Conta saper trasformare le critiche in applausi.
  • La costruzione dal basso: un concetto tanto abusato quanto astruso per alcuni, ma necessario. Non è altro che quello che fece Mancini con Zaniolo: lo portò in Azzurro sulla fiducia, quando tutti – a partire dall’opinione pubblica – ne avrebbero fatto a meno. Si tratta di inserire gradualmente nuove leve e prendersi qualche rischio (a ragion veduta) in attesa delle partite da “dentro o fuori”.

Mancini e il taccuino dei rimpianti: cosa tenere a mente

Balotelli Italia
Balotelli e le porte della Nazionale (LaPresse)
  • L’Italia non è un circolo esclusivo e una grande famiglia che mette al centro l’esclusività: significa che il debito e la riconoscenza dopo una vittoria devono esserci, ma non quando si fa la formazione. Certe scelte sono state il frutto di una rendita passata che non ha premiato. Lo stesso fece Lippi in Sudafrica. Errare è umano, basta non farlo più di due volte. Altrimenti diventa accanimento.
  • L’importanza di perdonare: il caso Balotelli è la cartina tornasole di una faccenda che avrebbe dovuto risolversi mesi fa, ma l’orgoglio e in parte la supponenza ha prolungato un’agonia evitabilissima. Uno come Mario serviva: lo sapeva Mancini ed era ben cosciente il pubblico. In Turchia – non contro la Turchia – Balotelli è rinato e un’altra chance in Azzurro la meritava. Le vecchie ruggini portano solo altre perplessità. L’Italia ha bisogno di certezze: se per averle bisogna smussare qualche angolo, ben venga. Conta il risultato, ma ancor più la voglia di ripartire. Insieme.