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Superlega, pronto il nuovo piano del PSG: UEFA spiazzata

Superlega sempre nei pensieri di Juventus e Real Madrid e adesso anche del club parigino. Il nuovo progetto spiazza la UEFA che ora non sa come agire.

Non ci sono solo le questioni di campo a preoccupare Nasser Al-Khelaïfi. C’è anche quella bacheca che langue e a cui bisogna prestare attenzione per il futuro. Gli acquisti fatti negli ultimi anni, la pandemia e la mancanza di successi in Europa, hanno creato qualche problema di troppo al presidente del PSG.

Al Khelaifi (La Presse)

Ai problemi della squadra parigina, Al-Khelaïfi deve tener conto a di quelli relativi alla Superlega. Il progetto naufragato un anno fa, non è del tutto perso per Juventus, Real Madrid e Barcellona che vedono, in questa nuova competizione, una possibilità di aumentare i propri ricavi nel breve periodo. E adesso, c’è anche il PSG allineato con delle soluzioni che potrebbero obbligare la UEFA ad accettare questa nuova competizione.

Superlega, pronto il nuovo piano del PSG

Al Khelaifi (La Presse)

Qualche settimana fa, si parlava di Juventus, Real Madrid e Barcellona pronte a modificare la formula prevista inizialmente. Ebbene sì, non sarebbe una competizione a numero chiuso ma un torneo a cui accedere attraverso la tradizionale posizione nei campionati nazionali.

Il presidente del PSG ha invece un’idea diversa di come migliorare la visibilità delle competizioni europee, a prescindere dalla Champions League o dalla Superlega. In un’intervista al ‘The Athletic’, Nasser Al-Khelaifi ha detto: “Non riesco a capire come il Super Bowl possa sembrare più grande della finale di Champions League. Questo è quello che ho suggerito, per fare una cerimonia nella serata di apertura della Champions League, dove si gioca una partita in cui i vincitori della passata edizione affrontano una grande squadra“.

Secondo il presidente del PSG, ci sono anche altre valutazioni da fare dal punto di vista della struttura della competizione: “Come possiamo rendere più attraenti le fasi a gironi? Il fuso orario è un problema per i mercati statunitense e asiatico. Quindi come possiamo lavorare su questi enormi potenziali diritti internazionali? Siamo aperti a ogni genere di cose: nuovi luoghi, mercati e formati“.

Marco Di Nardo

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