Issa Bah, esordio nel Venezia (LaPresse)
Serie A, la differenza nel nome: ciò che sembra un dubbio può diventare una certezza. Chiedere a Mario Bo e Issa Bah, le esitazioni celebri.
Alcuni momenti restano impressi nella vita di ciascuno, per i calciatori spesso quel momento indimenticabile è quando il mister – picchiettando con il dito lo schema delle convocazioni – pronuncia i nomi dei titolari. Sentire il proprio fa stare al settimo cielo, perchè ogni partita giocata per molti è una conquista.
Storie come quella di Felix Afena Gyan e tanti altri esordienti, come è stato Bonaventura in passato o Zaniolo appena qualche anno fa, insegnano che il sudore e la fatica pagano sempre. Persino quando non sembra essere così. Restando in tema di nomi, ce ne sono alcuni passati alla storia per la propria composizione: Fortin, portiere del Siena, con lo storico numero 14.
In Inglese si pronuncia esattamente come è scritto sulla maglia. Oppure Gatti del Perugia, non poteva evitare di prendere il 44. Ancora Tetradze, che i giallorossi chiamavano tre tazze, simpaticamente, perchè giocava con Candelà. I cugini biancocelesti erano soliti aprire le partite della Lazio, negli anni ’90, con il celebre striscione “Tre tazze e ‘na Candela”. Sfottò, goliardia e passione.
La stessa che deve aver avuto Mario Bo, scomparso nel 2003. Ha militato in Juventus, Inter e Genoa. Centrocampista concreto e capace di spostare gli equilibri in campo, certo con un nome così non deve aver dato da subito molta sicurezza. Fortunatamente, come soleva dire Umberto Eco ne “Il Nome della Rosa”: “Istat pristina nomine”. Sarebbe a dire che abbiamo il nome, ma non è l’unica cosa che ci identifica.
La rosa, se si fosse chiamata in altro modo, avrebbe avuto ugualmente il suo profumo. Così Bo, nonostante il suo cognome, una certezza in mezzo al campo. Poi, recentemente, troviamo Issa Bah. Il primo lussemburghese nella storia della Serie A. Anche lui, 19 anni, non deve aver avuto vita facile quando c’era da scegliere i convocati: “Gioca Bah? Chi lo sa”. Come minimo. Senza contare i vari Ibou o Robert Maah che ha giocato soltanto in Serie B. Di meteore nel calcio ce ne sono state tante, ma mai per colpa del nome.
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