25 Aprile, un terzino del Como fu fatale per Mussolini: la rivelazione inedita

25 Aprile, Festa della Liberazione segna una data importante che collima con l’attuale conflitto ucraino: il contributo del calcio.

25 Aprile, Festa della Liberazione: ricorrenza imprescindibile nella storia d’Italia che ricorda, fra le altre cose, la resistenza partigiana alla dittatura fascista. Pensiero ai conflitti che hanno portato alla morte di numerosi innocenti. In periodo di guerra, tante le figure importanti che hanno agevolato e contribuito alla pace. Tutti ricordano Sandro Perini, nelle vesti di partigiano, divenuto poi Presidente della Repubblica Italiana.

Michele Moretti resistenza
Michele Moretti e la morte di Benito Mussolini (Screenshot)

Non solo istituzioni, però, anche lo sport fece la propria parte contro gli stampi dittatoriali proposti nel passato: immortali le figure di Michele Moretti e Bruno Neri, ex calciatori prestati alla staffetta partigiana. I loro nomi vengono ricordati ancora oggi per sprezzo del pericolo, onore, coraggio e ammirazione.

25 Aprile, terzino del Como sorprese Mussolini: la rivelazione inedita

Michele Moretti pistola
L’ex terzino di Como e Chiasso contribuì alla Liberazione d’Italia (Screenshot)

Figure direttamente riconducibili alla fine del Regime Fascista e la morte di Benito Mussolini. I fatti risalgono al 27 Aprile del 1945: strada tra Musso e Dongo, direzione Svizzera, da quelle parti perì il dittatore italiano. I libri raccontano che a sparargli fu Walter Audisio, Comandante della 52esima Brigata Garibaldi, ma l’arma che fece partire il colpo giustiziando di fatto Benito Mussolini ha una storia particolare.

Venne consegnata ad Audisio proprio da Piero Gatti, nome di battaglia dietro cui si celava Michele Moretti. Ex terzino di Como e Chiasso, mentre il collega Bruno Neri – mediano che ha giocato nella Lucchese e nel Torino – si rifiutò di fare il saluto fascista prima delle gare. Gesto che gli costò caro, in quanto venne allontanato dall’attività sportiva per poi prendere parte alle spedizioni partigiane. Il pallone contro la dittatura: è solo un gioco, certo, ma quando si fa duro nessuno può girarsi dall’altra parte. Ancora oggi ricordiamo questo, che resta più di qualunque azione.