Tottenham-Roma, perché l’amichevole in Israele è uno spot negativo per l’Italia

Tottenham-Roma, i giallorossi affronteranno la squadra di Antonio Conte in un’amichevole estiva: perchè rischia di essere un boomerang.

Roma sul tetto d’Europa. I giallorossi sono l’unica squadra italiana ad aver portato a casa un riconoscimento europeo nella stagione appena conclusa. La finale di Tirana ha consegnato loro la Conference League. Vittoria che ha aperto le porte a Mourinho e i calciatori verso le grandi d’Europa: lo si vede anche dalle amichevoli in estate. Tottenham e Barcellona vorrebbero affrontare i giallorossi. Proprio la partita contro gli Spurs fa discutere.

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Tottenham-Roma, i rischi di giocare un amichevole in Israele (ANSA)

Il match si disputerà in Israele e sono settimane che, su Twitter, si parla di sdegno e incredulità. Il motivo è da assurgere alla cronaca internazionale: Israele è teatro da anni di un conflitto bellico in espansione: la questione israeliano-palestinese tiene banco da sempre. Prendere posizione non è semplice e non spetta al calcio farlo. I dubbi vengono, però, quando il calcio italiano – e in particolare la Roma – si schiera a favore (e ci mancherebbe altro) della pace in Ucraina.

Tottenham-Roma in Israele come strumento di propaganda: le possibili ripercussioni

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L’amichevole rischia di essere uno spot negativo (ANSA)

La Serie A, con la Roma in testa, sono settimane che chiede – attraverso i propri mezzi e le proprie possibilità – la pace in Ucraina. La Russia attacca Kiyv e il suolo ucraino da più di 100 giorni: uomini, donne e bambini periti sotto le bombe e la filosofia dispotica attuata dall’invasore. Dimostrazioni di pace in ogni dove, la Roma – come è solita fare – si è spesa in prima linea con iniziative di supporto verso i popoli colpiti.

Per questo striderebbe (e non poco) la presenza giallorossa in Israele. Anche lì le persone muoiono, purtroppo, sotto le bombe e la follia omicida di alcuni. Le conseguenze sono, spesso, irreparabili. A maggior ragione si dovrebbe tener conto che quello in programma non sarebbe esclusivamente un incontro calcistico, ma un segnale.

Richiedere partnership economiche con determinati rappresentanti vuol dire – per traslato – avvalorare certe dinamiche belliche: lo sport è condivisione, ma anche veicolo di valori. Accettare (o meno) determinate collaborazioni diventa una scelta di campo, solo che stavolta la tattica non c’entra. È una questione di cuore (come recita uno striscione in Curva Sud): la speranza è che se lo ricordino in tanti al momento opportuno. Altrimenti saremo costretti davvero a pensare che esistono conflitti di Serie A e di Serie B, quando le armi non hanno colore. Escluso quello delle lacrime di chi patisce.