Da Trapattoni a Gattuso: quando le lingue sono un problema. Le frasi celebri degli allenatori italiani all’estero

Gattuso è il nuovo allenatore del Valencia. L’ex Milan prosegue una lunga tradizione di italiani all’estero tra speranza ed errori.

Gattuso è il nuovo allenatore del Valencia. L’arrivo all’aeroporto spagnolo sancisce l’inizio di una nuova avventura per l’ex Napoli e Milan che torna in panchina in una piazza calda che ha dato lustro anche a molti italiani. Anche Florenzi, che con “Ringhio” condivide l’esperienza al Milan, è passato per la Liga. L’allenatore calabrese non è l’unico italiano che ha avuto esperienze all’estero: basti pensare ad Ancelotti, che allena il Real Madrid e affronterà Gennaro in campo, e a Conte in Inghilterra.

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Gennaro Gattuso (LaPresse)

Le doti tecniche non sono l’unico biglietto da visita importante. Conta anche sapere la lingua, altrimenti si rischiano sfondoni grammaticali e doppi sensi non di poco conto. Basti pensare al celebre “Strunz” di Trapattoni, diventato iconico. Oppure al “Mollo” di Malesani quando allenava in Grecia. Ci sono poi altre performance, come quelle di Stramaccioni in Arabia. O del suo collega Walter Zenga.

Da Trapattoni a Gattuso: i siparietti più iconici all’estero

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Il tecnico pronto per l’avventura in Spagna (ANSA)

Come dimenticare, inoltre, i tempi di Mazzarri all’Everton: il suo Inglese mescolato al toscano ha fatto ridere sostenitori e appassionati. Stessa cosa per Sarri al Chelsea: inizialmente ha avuto difficoltà, poi ha imparato la lingua. Cannavaro in Cina se l’è vista peggio di tutti, fortunatamente l’Inglese ammortizzava le figuracce di inizio stagione. L’idioma orientale non è proprio una passeggiata.

Gattuso, con tutte le attenuanti del caso, se l’è cavata benissimo alla prima intervista da tecnico del Valencia: ha azzardato solamente un “Domani parlamo todo” in grado di strappare sorrisi, ma che si colloca fra le gaffe più accettabili. Sicuramente sul piano dell’applicazione Gattuso non è secondo a nessuno. Non ha mai avuto peli sulla lingua, figuriamoci adesso che è costretto a parlarne un’altra. A buon intenditor, poche parole.