Nazionale, Tardelli divide i tifosi: “A Mancini manca…”

Tardelli, l’Italia e il Mondiale. Il prossimo 11 luglio verrà celebrato il 40esimo anniversario del trionfo di Zoff e compagni in Spagna. A margine della presentazione della nuova collezione firmata Le Coq Sportif, dedicata proprio alla vittoria del 1982, l’ex centrocampista azzurro ha parlato di quella squadra indimenticabile e dell’attuale percorso intrapreso dal commissario tecnico Roberto Mancini.

Marco Tardelli e la Nazionale
Marco Tardelli e l’Italia (LaPresse)

Marco Tardelli, qual è stata la magia che vi ha reso indimenticabili agli occhi dei tifosi?

La magia di vincere un mondiale. Siamo partiti come non vincenti e siamo tornati vincitori. È stata quella la magia. Abbiamo avuto un grande personaggio che ci ha guidato molto bene e lo abbiamo seguito, assecondato e anche sgridato spesso e volentieri e siamo riusciti alla fine a fare quello che abbiamo fatto“.

Cosa ha rappresentato per te indossare la maglia azzurra?

Giocare per l’Italia è una cosa fantastica. Lo era ai miei tempi e lo è anche adesso. La maglia azzurra dovrebbe essere l’unica pelle per un calciatore. Noi avevamo questa voglia e questa passione per questa maglia“.

Come giudichi il lavoro di Roberto Mancini, al netto della dolorosa eliminazione dal prossimo mondiale?

Roberto sta facendo un ottimo lavoro. Sta cercando di trovare i giovani, e lo ha fatto anche bene in alcuni casi. Bisogna avere pazienza e speranza di trovare un fuoriclasse come Baggio, Totti, Del Piero. Purtroppo al momento non lo vedo ancora“.

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Barella e l’Italia, il pensiero di Marco Tardelli

Marco Tardelli e la Nazionale
Barella e i giovani, le parole di Tardelli (Ansa)

In campionato il Milan ha dimostrato che si può puntare sui giovani. Si può cercare di costruire qualcosa con loro anche in Nazionale?

Credo che Maldini abbia fatto un grandissimo lavoro e va premiato per quelo che ha fatto. Proprio come sono stati premiati i tifosi“.

Qual è il giocatore di questa Nazionale che avresti voluto con te in campo nel 1982?

Credo che Barella sia un giocatore importante. Dà tutto quello che ha in campo. Potrebbe essere lui, è il primo che mi viene in mente ma ce ne sono anche tanti altri. Anche gli altri stanno dando tutto“.

Quali sono le differenze tra il calcio dei tuoi tempi e quello attuale?

Sono dell’idea che da punto di vista tecnico chi è in campo è sempre quello che poi decide le partite. I giocatori e il campo sono sempre quelli. Dal punto di vista manageriale è cambiato molto. È diventato un business, cosa che non era prima“.

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