Nazionale Italiana, da Martellini a Caressa: quando la storia del calcio la fanno i telecronisti

Nazionale Italiana, le imprese calcistiche degli azzurri raccontate da voci storiche: vere e proprie icone del giornalismo italiano.

Se chiediamo a un bambino cosa ricorda di una partita di calcio memorabile, quasi sicuramente racconterà un’azione del suo beniamino. Attraverso la voce del telecronista che ha sentito per radio o in televisione. Parallelamente ai campioni in campo ci sono i campioni in cuffia: mezzo busto e tutto cuore, in cabina di commento che raccontano le azioni di una gara. Sfida che può essere come tante oppure passare alla storia.

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Nazionale Italiana, la storia azzurra nelle telecronache (LaPresse)

Non a caso, poi, quel bambino, a cui viene fatta la domanda iniziale, diventa adulto e ricorda le telecronache più importanti. Come fossero poesie imparate sui banchi di scuola: secondo un recente sondaggio, il 75% degli italiani ricorda la telecronaca della semifinale Italia-Germania del 2006.

Nazionale Italiana, da Martellini a Caressa: basta un microfono per fare la storia

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Italia 2006 a Berlino (LaPresse)

Il celebre: “Andiamo a Berlino, Beppe”. Fabio Caressa con quattro parole ha cambiato la sua carriera. Lo stesso vale per Nando Martellini, icona storica del giornalismo e delle telecronache che, con il suo “Campioni del Mondo” – ripetuto al pari di un mantra – è entrato nell’immaginario collettivo di una nazione.

Senza dimenticare coloro che, oltre a raccontare, hanno creato un linguaggio calcistico di sana pianta: uno di questi fu l’indimenticato Gianni Brera, talmente rivoluzionario rispetto allo spirito del tempo da essere citato persino da Rino Gaetano in una celebre canzone. L’uomo riusciva ad essere molto descrittivo e restituire i frammenti delle azioni con un linguaggio inedito e ficcante: suo il “quasi gol” che ha fatto storia. Oppure il termine “goleador” su ispirazione del toreador spagnolo: come se la tenzone calcistica fosse una corrida.

Sandro Ciotti, Sandro Piccinini e tanti altri: l’Italia del calcio deve molto alle proprie voci oltre che ai propri piedi. Il talento calcistico passa anche attraverso il manipolo di eroi in grado di avere ancora fiato quando tutti gli altri sarebbero rimasti senza parole. L’importanza di una frase al momento giusto è spesso sottovalutata, ma un concetto resta più di un’azione: quel che più conta è saperlo dire.