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Napoli, altro che Dybala: i 66 milioni di buoni motivi per capire De Laurentiis

Napoli in piena rivoluzione tecnica, continua ad essere sotto attacco da parte dei tifosi che non si capacitano di alcune perdite.

Creare una squadra che ogni anno sia competitiva, sia in ambito nazionale che europeo, non è la cosa più semplice da fare. L’obiettivo, si complica quando parallelamente devi far quadrare i conti. Tutto diventa ancora più difficile quando, per bacino d’utenza e per storia, non sei tra le prime tre in Italia e quindi i ricavi generati dalle varie partnership commerciali sono più bassi.

De Laurentiis (Ansa)

E’ ciò che da anni vive il Napoli di Aurelio De Laurentiis. L’unico club che negli ultimi anni ha sempre giocato in Europa, deve districarsi ogni anno tra le varie entrate e le varie uscite per far quadrare i conti. Una politica che conferma la fine di quei presidenti mecenate che spendevano più di quanto era in loro possesso.

Napoli, perché capire De Laurentiis

De Laurentiis (La Presse)

Nonostante le differenti possibilità economiche con Juventus, Inter e Milan, il club partenopeo è riuscito comunque a ritagliarsi negli anni un suo spazio nel panorama nazionale e internazionale. Successi che hanno permesso ad un’intera piazza, quella partenopea, di sognare ad occhi aperti.

Adesso però, a causa anche della crisi economica emersa a causa della pandemia, tante cose rischiano di cambiare. Il bilancio del 2021 ha fatto registrare una perdita di 66 milioni di euro e una diminuzione del fatturato del 17%, passando da 295,2 a 245,2 milioni di euro. 

Dati che hanno fatto capire che urge un cambio di rotta, a cominciare da quell’abbassamento dei costi di gestione che non si è mai registrato negli ultimi anni. E così, via ad alcuni tra i giocatori più importanti: Insigne, Mertens, Ghoulam, Ospina e Koulibaly.

Ai 40 milioni che arriveranno con la cessione del senegalese, va aggiunto un risparmio di 19.7 milioni di euro di ingaggi. Una riduzione che è in linea con l’obiettivo della società di abbassare il monte ingaggi del 30%. Una scelta dolorosa ma necessaria visto l’ultimo bilancio e i dati relativi al fatturato.

Marco Di Nardo

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