Inter, scatta il nuovo allarme: Steven Zhang con le spalle al muro

Inter, scatta il nuovo allarme: Steven Zhang con le spalle al muro. Il presidente nerazzurro ha appena rinnovato la fiducia a Simone Inzaghi

La stagione calcistica è iniziata da poco più di un mese, con appena sette giornate di campionato disputate. Un numero esiguo in assoluto ma sufficiente a mandare in crisi la principale candidata alla conquista dello scudetto, l’Inter di Simone Inzaghi.

Zhang
Steven Zhang (LaPresse)

Tre sconfitte in sette gare sono un’enormità per una squadra costruita con l’obiettivo dichiarato di strappare lo scudetto dalle maglie dei cugini del Milan e di ben figurare in Champions League.

Lazio, Milan e Udinese hanno messo a nudo i difetti e le lacune di un’Inter che appare come la copia sbiaditissima della macchina quasi perfetta costruita da Antonio Conte e della squadra comunque brillante e competitiva dello scorso anno.

Durante queste due settimane di pausa Simone Inzaghi, al quale la società ha confermato la fiducia, ha il compito di trovare soluzioni a una crisi che rischia di deflagrare in caso di altri risultati negativi.

Dopo la sosta, l’Inter ospiterà al Meazza la Roma di Josè Mourinho, in una gara da si salvi chi può. Anche i giallorossi infatti non possono perdere altro terreno dopo la sconfitta interna contro l’Atalanta.

Inter, scatta l’allarme Zhang: guai in vista per il presidente

Zhang
Zhang (Lapresse)

Ma come se non bastassero i problemi tecnici, nelle ultime ore in casa Inter è scattato nuovamente l’allarme di natura economica.

La settimana scorsa sono scaduti i temini per presentare ricorso contro la sentenza che ha dato torto al presidente Steven Zhang nella causa intentata da banche cinesi che vorrebbero recuperare circa 250 milioni di euro fra prestiti e un’obbligazione inadempiente.

Di qui l’attivazione della sentenza, che ha portato il Tribunale di Milano ad annullare il verbale del CDA del club nel quale veniva specificato che lo stesso Zhang non percepisce compensi per il ruolo di presidente.

Fra gli istituti di credito in prima fila contro il gruppo Suning c’è la China Construction Bank, ovvero una delle quattro grandi banche pubbliche di Pechino, istituto con la quale ha chiuso l’operazione la Great Matrix Ltd, società controllata proprio da Zhang.

L’imprenditore cinese ha in un secondo tempo rinnegato l’operazione spiegando che le firme sui documenti di garanzia di rifinanziamento erano contraffatte.