Roberto Baggio non ha dubbi: impazziva per un calciatore che rifiutò Inter e Nazionale

Roberto Baggio si racconta durante il programma i “Vite – L’arte del possibile”, andata in onda su Sky TG24. Attimi emozionanti, dove porta alla luce anche qualche aneddoto.

Chiunque ha avuto di vivere il calcio degli anni ’80 e ’90, ha avuto l’onore di imbattersi in Roberto Baggio. Un calciatore stupendo, che con il grande estro, l’eccezionale fantasia e la stupenda tecnica, ha fatto innamorare milioni di tifosi. Con lui in campo, tutti si sentivano al sicuro e tutti erano sicuri che li avrebbe condotti alla vittoria.

Roberto Baggio
Roberto Baggio (La Presse)

Con la sue giocate, i suoi dribbling, i suoi meravigliosi gol, ha incantato intere generazioni, ha trascinato un popolo nel ’94 e lo ha portato dalla sua parte quando era a rischio la sua convocazione in Nazionale sia nel ’98 che nel 2002. Un calciatore di altri tempi, dal carattere spigoloso, che solo pochi allenatori lo hanno saputo amare e valorizzare.

Roberto Baggio e il suo idolo

Roberto Baggio
Roberto Baggio (La Presse)

Con lui in campo era una poesia, così come ogni qualvolta si racconta. E’ accaduto anche ieri durante l’intervista fatta per la puntata di “Vite – L’arte del possibile”, andata in onda su Sky TG24. Un momento toccante, unico, dove il grande fantasista italiano degli ultimi 30 anni ha raccontato aneddoti che mancavano per capire realmente chi fosse Roberto Baggio.

Un esempio? Quando lo stesso “Divin codino” parla del suo idolo: “Io ho sempre ammirato Zigoni, quando ero bambino andavo a vedere Paolo Rossi…ho sempre avuto dei punti di riferimento e per cui è qualcosa di normale per tutti“. Insomma, ora forse è più chiaro a chi si ispirava da calciatore.

Chi era Zigoni?

Per capire da chi abbia preso la sua anarchia, il suo carattere ma anche l’estro, bisogna pensare a Gianfranco Zigoni. Esterno mancino di grande classe, che negli anni ’70 faceva impazzire i tifosi con le sue giocate e i suoi gol. Un calciatore unico, assomigliante a Gigi Meroni per la sua tecnica e il suo cinismo sotto porta.

Un uomo libero, dal carattere forte, che faceva parlare di sé anche per ciò che faceva fuori dal campo. Un esempio? Quando usciva, indossava una pelliccia di lupo bianco che, per i tempi che erano, era una stravaganza a cui non tutti guardavano di buon occhio. Ma Zigoni viene ricordato anche per altro.

Se i due anni romani furono, a detta sua, alquanto meravigliosi, la sua esperienza con la Juventus fu alquanto traumatica. Un periodo difficile per l’estroso calciatore che, decise di andare via per i metodi troppo duri in allenamento.

I colpi di testa di Zigoni però non terminarono qui. Ad esempio, in Nazionale consigliò a Valcareggi di non convocarlo più quando vide che il c.t. gli preferiva Prati o Boninsegna. L’unico rimpianto lo ha avuto per l’Inter: aver detto di no alla sua squadra del cuore perché in precedenza aveva dato la parola al Verona del presidente Garonzi. Un uomo di altri tempi dove, la parola, aveva un valore maggiore del contratto firmato.