Il mercato è alle porte, ma per l’Inter il vero snodo sarà molto più profondo: tra esigenze economiche, cambiamenti tattici e una nuova visione dirigenziale, il futuro nerazzurro si gioca su una linea sottile. Lo sa bene Alessandro Basta, voce analitica e mai banale del panorama interista, che in questa intervista ci guida dentro le sfide che attendono Marotta, Chivu e il nuovo corso voluto da Oaktree.
Dalla gestione dei big ai nodi legati al ringiovanimento della rosa, passando per il pressing alto, la tenuta fisica e i nomi giusti per accompagnare la transizione: un’analisi completa, dove tattica, strategia e cultura sportiva si fondono in uno sguardo lucido sul calcio che cambia.
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L’Inter dopo il Mondiale per club dovrà completare l’opera di ringiovanimento della rosa e riduzione del monte ingaggi. Secondo te, quali calciatori dovrebbero restare e chi dovrebbe partire?
Per Oaktree è arrivato il momento di creare dei veri e propri asset economici nella rosa, potenziali maxi plusvalenze che serviranno a risanare i conti e creare tesoretti per il calciomercato. La linea è chiara e lo sappiamo da tempo. Marotta e la parte sportiva dovranno essere bravi a conciliare quest’esigenza con i dati del campo, cercando di preservare il gruppo forte e senza dare l’idea di un ridimensionamento totale.
Per questo, fossi nella dirigenza, cercherei di dare continuità attraverso leader come Lautaro, Barella, Bastoni, Dumfries e Dimarco, nonostante qualche errore di troppo nell’ultimo periodo. Mkhitaryan, Darmian e Sommer meritano un altro anno, anche per ammorbidire l’ambientamento dei loro diretti sostituti, ma comunque come alternative e con meno responsabilità. Acerbi, Taremi e Zielinski li lascerei andare, sia per abbassare il monte ingaggi, sia per lasciare il posto a calciatori giovani e con maggiore tenuta fisica. Ricordiamo che sono già usciti Correa e Arnautovic, seguendo sempre questa linea. Calhanoglu merita un discorso a parte.
La possibile cessione di Calhanoglu, infatti, è un tema molto caldo, anche se non ci sono ancora offerte ufficiali da parte del Galatasaray. Se dovesse partire, quale sarebbe il profilo ideale con cui sostituirlo?
Chiaramente è un calciatore importantissimo per l’Inter. Chivu sta cambiando qualcosa nell’impostazione dell’azione rispetto a Inzaghi, ma il turco ha caratteristiche che non sono replicabili in rosa. Il tiro dalla distanza, i calci piazzati, i rigori e i lanci non sono facili da sostituire con un solo calciatore, forse farebbero fatica in due a raccogliere questi compiti. E alla fine le partite si vincono con gli episodi. Ma nel calcio di oggi, quando un tesserato manifesta la volontà di andare via e dice chiaramente di essere scarico mentalmente, non ci sono molte alternative alla cessione.
Ancora questo non è successo, in caso contrario Marotta e Ausilio avrebbero l’obbligo di farsi trovare pronti. E i tifosi difficilmente accetterebbero una cessione a prezzo di saldo e con sostituti al ribasso. Chivu mi dà l’impressione di voler dare solidità alla fase difensiva attraverso il pressing, ma anche velocità nell’impostazione una volta che ha il possesso. Ederson sarebbe il profilo ideale per garantire corsa e recuperi alti. Anche Hjulmand, Jashari e Stiller sono ottimi nomi, con caratteristiche diverse. Certo, perdere una certezza come Calhanoglu e avere al suo posto un giovane, che dovrà comunque ambientarsi, resta un rischio. Per questo, voto Ederson.
Capitolo attacco: i tifosi dell’Inter chiedono di puntare su Pio Esposito. Sarebbe la scelta giusta, anche a costo di sacrificare un colpo in attacco?
In questa fase, non bisogna avere troppa fretta, anche perché il passato dimostra che nel dolore massimo, come nella massima euforia, si prendono le scelte peggiori. Esposito è un patrimonio del club e un talento che ha dimostrato sul campo caratteristiche che l’Inter non ha in rosa.
Chivu lo conosce bene e saprebbe come valorizzarlo, ma i tifosi spesso sono incostanti e possono osannare un calciatore dopo una prestazione positiva, demolirlo al primo errore. La richiesta di massa di tenere Esposito dimostra grande maturità, ma San Siro resta un pubblico difficile, uno stadio che fa tremare le gambe.
Di sicuro, servirà una scelta netta: non potrà restare come quinta punta, si rischia di abortire la continuità nella sua crescita. A quel punto, meglio un prestito. Sono convinto che potrebbe fare molto bene in una squadra che crea gioco e gli garantisce molti palloni in area, soprattutto dai cross laterali. L’idea di tenerlo come protagonista intriga, ma a quel punto non si pretenda da lui un gol a partita. Bisogna cambiare mentalità e dare ai giovani il tempo di crescere.
Griglia scudetto per la prossima stagione: ci sono ancora due mesi di calciomercato, ma al momento quale sarebbe l’obiettivo dell’Inter e dove la posizioneresti rispetto a Milan, Napoli, Juventus e Roma?
L’Inter ha dovuto convivere con l’etichetta della favorita negli ultimi anni, un peso che spesso porta pressione e grande motivazione anche nelle avversarie. La spinta che ha l’underdog a livello mentale è importante e Antonio Conte lo sa bene: per questo, spesso fa vestire questi panni alle sue squadre, come ha fatto anche a Napoli. Poi, però, ci sono i dati di fatto e il Napoli oggi è il club che ha cambiato meno e sta aggiungendo calciatori importanti in rosa, pronti per vincere subito.
Il resto lo dirà il mercato, ma dopo diverse stagioni, l’Inter non partirà al primo posto nelle classifiche di agosto. E questo potrebbe non essere un fattore negativo. Il resto dipenderà molto da acquisti e cessioni, per tutte le altre: alla fine in campo vanno i calciatori. Certo, un Milan rivoluzionato e fuori dalle coppe non va sottovalutato, soprattutto dopo gli arrivi di Tare e Allegri.
Chivu sta portando già dei cambiamenti tattici interessanti, i calciatori parlano di tanti dettagli che il nuovo allenatore vuole sistemare. Quali sono, secondo te, i problemi tattici che ha lasciato Inzaghi a questo gruppo?
L’Inter ha subito 35 gol in 38 partite nell’ultima Serie A. Difficilmente con questi numeri si vince lo scudetto, e infatti non è successo. Chivu dovrà sistemare prima di tutto la fase difensiva e capire cosa non ha funzionato e i perché delle tante rimonte nei secondi tempi. Allo stesso tempo, ha la sfida intrigante di farlo con un calcio moderno ed europeo.
Difficilmente vedremo un blocco basso, mi aspetto un’Inter più alta e coraggiosa. Forse, quest’indecisione su come affrontare la fase difensiva è un dilemma che Inzaghi in quattro anni non ha mai risolto e su cui bisognava esporsi prima. Il fatto che Chivu abbia deciso di portare subito uno stile ben chiaro è comunque un buon punto a favore. Poi c’è il tema della condizione fisica: è evidente che l’Inter sia crollata sul più bello, proprio a maggio quando bisogna raccogliere quanto prodotto. Oggi le energie sono poche, ma la prossima estate si dovrà fare un lavoro fisico diverso, anche grazie a uno staff di primo livello scelto da società e tecnico. Magari enfatizzando il recupero. Il calcio di Inzaghi è molto bello e non può essere rinnegato, ma anche parecchio dispendioso. Chivu dovrà essere un po’ più scaltro.
L’ultimo tema è la prevedibilità del gioco: il passaggio graduale al 3-4-2-1 può garantire calciatori nei mezzi spazi, superiorità a centrocampo e liberare all’uno contro uno Luis Henrique, Zalewski e chi arriverà dal mercato. Ecco, forse ciò che è mancato di più nella gestione Inzaghi è qualcuno che rompesse le righe e creasse occasioni negli ultimi 30 metri. Il Barcellona affida il pallone a Yamal, il Bayern a Musiala, il PSG a Dembelé e Kvaratskhelia. L’Inter non ha un calciatore così e mi auguro che questo problema venga risolto già quest’estate sul calciomercato.