Roma-Milan: Ancelotti, Liedholm e Di Bartolomei nella top 11 di grandi ex

Roma-Milan: Ancelotti, Liedholm e Di Bartolomei nella top 11 di grandi ex
Roma-Milan: Ancelotti, Liedholm e Di Bartolomei nella top 11 di grandi ex

Portieri: Tancredi o Cudicini

Roma-Milan è sfida di grandi portieri. Di protagonisti come Cudicini, il “Ragno Nero” che vinse la Coppa delle Fiere in giallorosso e la Coppa Campioni in rossonero. Ma anche Franco Tancredi, che con le mani da ragazzo cambiava le lampadine e aggiustava i televisori a casa. Giocava da ala destra, poi per caso le mani ha iniziato a usarle anche sul campo di pallone. Inseguito dalla Juventus, finisce al Milan di Rivera. Gustavo Giagnoni, l’allenatore con il colbacco, lo fa debuttare in Coppa Italia proprio contro i bianconeri. E di lui si ricorda una volta passato sulla panchina della Roma che lo acquista per sessanta milioni. Giocherà quasi 400 partite alla Roma, vincerà lo scudetto, sarà protagonista dei trionfi in Coppa Italia e del cammino fino alla finale di Coppa dei Campioni del 1984 contro il Liverpool.

Difensori: Cafu e Maldera, icone sulla fascia

Roma e Milan sembrano due mondi distinti, come destra e sinistra. Le fasce su cui rivivono i ricordi del sorriso di Cafu e dei baffi di Aldo Maldera, che al Milan ha vinto lo scudetto della stella. Albertosi lo chiama  “il Cavallo” perché va in progressione come pochi. In rossonero segna 39 gol in 310 partite, anche se uno glielo toglieranno nell’anno del decimo scudetto, perché il 2-1 a Pescara sarà trasformato in un 2-0 a tavolino. Liedholm lo porta alla Roma anche perché è della Bilancia, come Falcao. Per lasciarlo nel suo ruolo ideale di terzino sinistro, adatta a destra Nela che è pure un mancino naturale. Appassionato di libri gialli, con un debole per i dolci, salta per squalifica la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.

Roma-Milan, Cafu nella top 11 dei doppi ex

A completare la difesa ideale Philippe Mexes e Christian Panucci. Il francese ha scatenato clamore per la trattativa con cui la Roma l’ha prelevato dall’Auxerre: il club viene punito dalla FIFA e, dopo la sentenza de TAS, non potrà acquistare giocatori nell’estate 2005. Dopo un inevitabile periodo di ambientamento, diventa un leader della difesa. Gioca 267 partite con la maglia della Roma prima di passare al Milan (114 presenze in rossonerp e 12 gol all’attivo). “Il Milan è stata la mia fortuna” ha ammesso Panucci, che ha fatto il percorso inverso. Fabio Capello gli permette di affermarsi in rossonero. In tre anni vince tutto, 2 scudetti, una Champions League, una Supercoppa Italiana e una Supercoppa Europea. Capello lo porta con sé al Real Madrid e poi lo chiama nella Roma che ha appena condotto all’ultimo scudetto della sua storia. Con i giallorossi Panucci resta otto stagioni. Gioca da terzino e da centrale, a volte litiga con Capello e poi anche con Spalletti che lo mette fuori rosa. Panucci si scuserà con tecnico e tifosi.Ha giocato 229 partite in Serie A a Roma.

Centrocampisti: il regno di Ancelotti e Di Bartolomei

Il centrocampo della squadra ideale composta dai giocatori che hanno fatto carriera nella Roma e nel Milan ha la genialità di uno Schiaffino come direbbe Paolo Conte. Certo l’uruguayano, uno dei più grandi talenti del calcio mondiale, non è riuscito a incidere nello stesso modo nelle due squadre. Campione del mondo nel 1950, fu uno degli artefici del Maracanazo, quattro anni dopo è il primo colpo di Andrea Rizzoli appena salito alla presidenza del Milan. A trent’anni, Schiaffino dipinge calcio per Liedholm e Nordhal con una visione di gioco impareggiabile. Al Milan incastona 122 prestazioni di talento, segna 47 gol e vince tre scudetti (nel 1955, nel 1957 e nel 1959). Passa alla Roma nel 1960, dopo aver lasciato il testimone a Gianni Rivera. Resta due anni in giallorosso. E’ evidentemente in fase calante, il raggio d’azione si riduce e la squadra lunatica non lo aiuta. Fa comunque in tempo ad assistere ai primi passi da condottiero di Giancarlo de Sisti.

Roma-Milan: Schiaffino nella top 11 di grandi ex

Possiamo considerare doppio ex anche Nils Liedholm, che al Milan aveva formato il leggendario trio GreNoLi con Gren e Nordhal. E’ il secondo straniero con più presenze nella storia rossonera. Poi, da allenatore, ha vinto lo scudetto della stella sulla panchina del Milan e il secondo tricolore nella storia della Roma che porterà al secondo storico scudetto e alla finale di Coppa dei Campioni. Un percorso, quello europeo, iniziato contro il Goteborg senza Pruzzo davanti: al suo posto, Liedholm fa giocare un ex milanista arrivato proprio quell’estate, Vincenzi, che segnerà il primo gol giallorosso nella più importante competizione europea per club.

Sono altri due i centrocampisti che segnano questa storia e questa squadra: Agostino Di Bartolomei e Carlo Ancelotti. Di Bartolomei, ispirazione del Nino che non aveva paura di tirare i calci di rigore, fa uscire la Roma dalla prigionia del sogno, segna anche nella serie dolorosa di rigori contro il Liverpool, ma deve lasciare la sua squadra del cuore quando arriva Eriksson, fautore di un calcio veloce in cui non c’è posto per lui. Capitan “Ago” lascia dopo 308 partite, di cui 146 con la fascia, una in più di Cordova, e segue il Barone al Milan. I tifosi giallorossi non gli perdonano l’esultanza più vibrante e sentita del solito per il gol che dà ai rossoneri la vittoria proprio contro la Roma a San Siro nella sua prima volta da avversario.

Nella Roma dello scudetto brillava anche Carlo Ancelotti, 171 incontri e 4 trionfi in Coppa Italia in giallorosso. È uno dei migliori centrocampisti in Italia ma nel 1987,  dopo i terribili infortuni alle ginocchia, viene dato per finito. Sacchi non è d’accordo e ha ragione. Ancelotti al Milan vive le sue stagioni migliori condite da 112 presenze, 2 scudetti, 2 coppe Campioni, 2 Supercoppe Italiane e 2 Europee, 2 Intercontinentali e il nomignolo di Terminator. Dieci anni dopo, tornerà al Milan e farà la storia anche da allenatore.

Attaccanti: vince la coppia Prati-Massaro

In attacco potrebbero giocare Pierino Prati e Daniele Massaro. Prati, esploso nelle giovanili del Milan, in rossonero vince due Coppe delle Coppe, una Coppa dei Campioni, quella storica del 1969 segnando anche tre gol in finale all’Ajax, una Coppa Intercontinentale, uno scudetto e due Coppe Italia. Segna 102 gol in 209 partite, e quando arriva alla Roma ha già imboccato il viale del tramonto.

Massaro, al contrario, in giallorosso si presenta in prestito dal Milan perché Arrigo Sacchi non lo vede abbastanza nelle sue gerarchie. Con la Roma segna cinque gol ma non si trova bene e fa poco per nasconderlo. Tornato in rossonero,  “Beep Beep” diventa letale sotto la guida di Fabio Capello. E’ decisivo nel cammino verso gli scudetti del 1992, 1993 e 1994; segna anche due gol nel 4-0 al Barcellona nella finale di Coppa dei Campioni vinta ad Atene.

Allenatore: Fabio Capello

In panchina non possiamo che scegliere Fabio Capello, centrocampista in entrambe le squadre e tecnico capace di vincere su entrambe le panchine. Al Milan, vince quattro scudetti e una Champions League, perde altre due finali della massima competizione per club e firma la più lunga serie di partite senza sconfitte nella storia rossonera (58). Ha guidato la Roma dal 1999 al 2004 e festeggiato l’ultimo scudetto giallorosso.

LEGGI ANCHE – Roma, Fonseca: “Difendo Zaniolo. Basta polemiche e parlare di infortunati”