Raiola, che attacco alla FIFA: “Una dittatura comunista”

Raiola contro la FIFA
Raiola contro la FIFA

Mino Raiola torna a parlare, come sempre senza peli sulla lingua, stavolta sceglie di farlo attraverso le pagine di Marca. Se il mondo del calcio – in particolare l’Italia – è in subbuglio per via dei provvedimenti contro il Coronavirus, a scaldare gli animi ci pensa il procuratore con la P maiuscola: genio e sregolatezza. Colui che ha reso il calciomercato e la compravendita dei calciatori ancor più avvincente, ora, si scaglia contro la FIFA.

Il contendere è l’eccessivo potere, secondo Raiola, che l’organizzazione detiene nello stabilire alcune regole che disciplinano – fra le altre cose – anche la figura di agenti e procuratori. Nel dettaglio: È come un dittatore comunista che dice alla persone quello che devono fare tutto il tempo. Stiamo lavorando con l’associazione svzzera perché vogliamo combattere la Fifa dall’interno”, ha raccontato l’agente a Marca.

Raiola senza freni: “La FIFA è come un dittatore”

Non contento, successivamente, rincara la dose: “Un cambio di rotta è necessario, un piano di azione diverso. Il calcio ha bisogno di un secondo sistema mentre la FIFA vuole fare tutto, dalla parte governativa a quella commerciale e quella legale, organizzare gli agenti, il Mondiale e il calendario. Magari vogliono anche una percentuale su stipendi, trasferimenti e sponsor? Sappiamo da soli come regolamentarci. È un gioco di potere, ma ora diciamo basta. Dobbiamo essere forti non solo per i grandi agenti, ma anche per i ‘piccoli‘. Dobbiamo difendere la nostra categoria di lavoratori, garantire un futuro ai nostri figli. Lo facciamo per il futuro del calcio e dei tifosi, i prezzi dei prossimi tornei che organizza la FIFA non possono essere pagati in tanti paesi. L’America è stata per anni fuori dal sistema della FIFA, che è un’organizzazione con tanti problemi di corruzione e quindi non può aggiustare i nostri di problemi”, ha concluso Raiola. Duro attacco che non passerà inosservato nelle dovute sedi e che, certamente, graveranno sulla reputazione – già parecchio controversa – del procuratore.

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