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Coronavirus, spostamenti controllati con celle telefoniche: Italia come Israele e Corea?

Coronavirus, spostamenti controllati con celle telefoniche: Italia come Israele e Corea?

L’Italia è sotto quarantena per il Coronavirus, ma si fa fatica a costringere la gente a rimanere a casa. Nella regione più colpita dall’epidemia, la Lombardia, risulta che il 40% delle persone continua a spostarsi quotidianamente. Un studio “empirico”, basato sui controlli delle celle telefoniche. Eppure, l’assessore al wellfare della Lombardia Giulio Gallera ha utilizzato questo spunto per sensibilizzare i cittadini: “Dovete rimanere a casa – ha spiegato in una diretta Facebook controlleremo le cellule telefoniche. Non uscire è assolutamente importante, perché solo così vinceremo questa battaglia”. E in effetti la tecnologia è stata utilizzata in modo massiccio in paesi come Corea del Sud e Israele per contenere il contagio, soprattutto attraverso il controllo dei cittadini. In Israele sono state adottate vere e proprie misure anti-terrorismo, basate su tecnologie per contrastare il contagio. Sono servite a controllare i confini, e soprattutto gli aeroporti. Con un app installata negli smartphone, ad esempio. App la cui disinstallazione costituisce reato. In più pene severe per chi si sottrae ai controlli e alle verifiche sugli spostamenti.

Coronavirus, spostamenti controllati con celle telefoniche: Italia come Israele e Corea?

Coronavirus, come la tecnologia può “costringerci” a stare a casa

In Corea del Sud le tecniche di controllo sono ancora più estreme. Dall’obbligo assoluto di mascherina al riconoscimento facciale per vedere chi non la indossa e quindi perseguirlo. Robot e droni per le strade che riconoscono chi adotta comportamenti scorretti e li richiama all’ordine. Addirittura videocamere termiche per le strade, in modo da identificare e bloccare chi circola in strada con una temperatura superiore ai 37 gradi. Norme che sembrano da fantascienza, eppure il dibattito si è sollevato con forza: a che punto è la tutela della privacy? Sia il governo israeliano che quello coreano sono stati chiari: “La sicurezza e la salute dei cittadini viene prima di ogni altro aspetto. La privacy non può essere la priorità, anzi”. E in Italia? Lo scenario sembra più complesso, perché nel nostro paese mancano certe tecnologie avanzate. Ma un controllo attraverso la rete telefonica o l’utilizzo di app specifiche potrebbe dare una mano nell’ottimizzare i controlli. Ma come spesso avviene in Italia, le polemiche sulla privacy potrebbero facilmente prendere il sopravvento sulla tutela della sicurezza dei cittadini.

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Giovanni Scotto

Giornalista professionista. Comincia dai dilettanti fino alla Serie C. Dal 2009 segue il Napoli per il quotidiano "Roma". Sette anni corrispondente Calciomercato.com. Per due anni ha diretto il sito gianlucadimarzio.com. Da cinque anni collabora con l'emittente locale TVLuna, dove è anche conduttore. Collabora anche con Radio Radio.

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