Telegram, chiusi 163 canali d’informazione per pirateria: l’inchiesta

Telegram, il noto canale di messaggistica istantanea, è finito al centro di diverse inchieste ultimamente. Prima a causa del revenge porn, poi per via della pirateria nel mondo dell’informazione: 163 – nello specifico – i canali chiusi per violazione del diritto d’autore.

Telegram, 163 canali pirata nell'editoria (Getty Images)
Telegram, 163 canali pirata nell’editoria (Getty Images)

La messaggistica istantanea, in questo periodo, è particolarmente sotto osservazione. In special modo Telegram, l’ultimo social media – che permette di scambiarsi messaggi e informazioni in maniera telematica e immediata, attraverso l’uso di parole, file e registrazioni – è al vaglio delle autorità giudiziarie a causa di diversi risvolti non proprio chiarissimi che nulla hanno a che vedere con la conformazione e lo scopo primario della piattaforma.

Telegram, la contraffazione editoriale viaggia (anche) in Rete

Pirateria e informazione, chiusi 163 canali Telegram (Getty Images)
Pirateria e informazione, chiusi 163 canali Telegram (Getty Images)

Nella fattispecie, Telegram è solo il mezzo: il fine, talvolta, non giustifica i mezzi. Quindi le recenti inchieste condotte dalla Polizia Postale hanno portato inizialmente alla ferma condanna di tre differenti rappresentanti di canali altamente illegali che ritraevano minori, donne e uomini in atteggiamenti intimi. Circolazione di file che avveniva senza il consenso degli interessati: trattasi, dunque, di revenge porn.

Leggi anche – Allo stadio con Zoom: in Danimarca l’Aarhus lancia le tribune virtuali

Dopo questa brillante operazione, chiamata “Drop the revenge!”, le autorità competenti virando sul settore editoriale e giornalistico-informativo hanno chiuso – su segnalazione della Federazione Italiana degli Editori (Fieg) – 163 canali Telegram 163 canali per violazione del diritto d’autore: “Abbiamo tentato di arginare l’illecita distribuzione di materiale protetto dal diritto d’autore che avviene quotidianamente su Telegram – spiega la Fieg in un comunicato – ora tocca ad Apple e a Google tenere in considerazione questa tendenza becera che si sta sviluppando e reagire con provvedimenti restrittivi da applicare all’interno degli appositi App store”. Un’altra pagina di storia dell’editoria si è conclusa nel miglior modo: anche se la pirateria dell’informazione continua a viaggiare per altre rotte, reinventandosi quotidianamente. Al passo con i tempi e lo sviluppo social-mediale.

Leggi anche – Christian Vieri star di Instagram, la stampa mondiale lo celebra