Papa Francesco esalta lo sport e ricorda Maradona: “Un poeta in campo”

Papa Francesco ha concesso un’intervista alla Gazzetta dello Sport, concentrandosi sul suo ricordo di Diego Armando Maradona, scomparso a novembre del 2020 

Lo sport può riunire davvero tutti e anche Papa Francesco ha raccontato della sua esperienza nel passato ai colleghi della Gazzetta dello Sport. Il Santo Padre è partito con il suo ricordo da bambino, fino a quello di Diego Armando Maradona, argentino come lui, e scomparso lo scorso 25 novembre. Nell’intervista si è subito soffermato sulla sua infanzia, raccontando le prime esperienze.

“Ho ben impresso nella mente quando andavo allo stadio, El Gasòmetro. In particolar modo mi ricordo bene il campionato del 1946, quello che poi fu vinto dal mio San Lorenzo, ha detto Papa Francesco, che ha poi proseguito: “Non potrò mai dimenticare quelle giornate in cui guardavamo i calciatori giocare e tutta la felicità di noi bambini quando tornavamo nelle nostre case con l’adrenalina nel sangue”.

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Papa Francesco, l’esperienza col calcio e il ricordo di Maradona

Maradona, il ricordo di Papa Francesco (Getty Images)
Maradona, il ricordo di Papa Francesco (Getty Images)

Nell’intervista Papa Francesco ha quindi raccontato di alcune sue esperienze nello sport: “Un altro ricordo che ho ben impresso nella mente è quello del pallone fatto di stracci, la cosiddetta pelota de trapo. Il cuoio era troppo costoso e noi troppo poveri per permettercelo, inoltre la gomma non era così usuale, ma a noi serviva solamente una palla fatta di stracci per divertirci per fare miracoli nella piazzetta vicino casa”.

Il Papa ha aggiunto: “Non ero molto bravo a calcio, anzi, in Argentina mi chiamavano <pata dura>, ovvero gamba dura e quindi mi facevano giocare in porta. Proprio quel ruolo mi ha fatto imparare tante cose, è stata una scuola di vita perché devi essere pronto a respingere pericoli che possono arrivare ovunque. Ho giocato anche a basket perché mio padre era un gran giocatore del San Lorenzo”.

Sullo sport ha aggiunto: “E’ fatica, assimilazione delle regole, motivazione e soprattutto divertimento. Basta pensare alle coreografie negli stadi, agli striscioni, trombe, tamburi e razzi. In quegli stati sparisce tutto e lo sport deve essere vissuto bene perché così è una celebrazione. Puoi gioire o piangere, esultare e fare festa in compagnia. Lo sport è l’esperienza della gente e la sua passione. Segna la memoria personale e collettiva e questo ci permette di parlare di fede sportiva.

Infine il Pontefice ha parlato di Diego Armando Maradona, recentemente scomparso: “L’ho incontrato quasi 7 anni fa in una partita per la Pace. Non dimentico cosa ha fatto per la Fondazione che si occupa dei bisognosi in tutto il mondo”. Papa Francesco ha quindi aggiunto: In campo è stato un poeta, una persona che ha regalato gioia dall’Argentina a Napoli. Era anche un uomo molto fragile“.

Il Santo Padre ha quindi ricordato un episodio che lo lega al Mondiale del 1986 vinto grazie al Diez: “Ero a Francoforte e stavo studiando per la mia tesi, non era un momento facile per me e non avevo potuto seguire la finale. Durante una lezione di tedesco, una ragazza giapponese scrisse <Viva l’Argentina> sulla lavagna. Fu una vittoria della solitudine perché non avevo avuto nessuno con cui condividere quella gioia. Il Papa ha quindi concluso: “Quando ho saputo della morte di Maradona ho pregato per lui e ho fatto in modo che un rosario raggiungesse la sua famiglia con qualche parola di conforto”.