Clarence Seedorf (Getty Images)
Seedorf attacca il mondo del calcio, aprendo la discussione sui pochi allenatori di colore sulle panchine dei grandi club d’Europa. Dichiarazioni che aprono il dibattito sul presunto e possibile razzismo.
Allenatori di colore o no, le scelte di solito dovrebbero essere fatte sulla base dell’esperienza e della preparazione del candidato di turno. Il colore della pelle, soprattutto nel mondo del calcio, non dovrebbe essere una skill da tenere in considerazione. Eppure, secondo Clarence Seedorf, questa valutazione verrebbe fatta in sede di colloqui o di analisi. Una questione che, se trovasse conferme nel 2021, riaprirebbe un discorso lasciato in sospeso anni fa: la discriminazione raziale e l’incapacità della società odierna di valutare tutte le persone in egual misura. Eppure, se vediamo quali sono gli allenatori in panchina, verrebbe da pensare che quanto dichiarato dall’ex Milan è vero.
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Il derby di Milano ha la priorità in questo momento. Una partita che Clarence Seedorf conosce bene, avendo avuto la possibilità di giocare sia nell’Inter che nel Milan. Uno dei pochi che realmente può descrivere la magia di una gara del genere. Eppure, durante un’intervista rilasciata a ‘La Gazzetta dello Sport’, l’ex allenatore del Milan ha parlato anche delle difficoltà di vedere allenatori di colore in Europa.
“Ho giocato 12 anni in Italia: dopo il Milan, pur avendo fatto un ottimo lavoro, zero chiamate. L’Olanda – dice Seedorf – è il mio Paese: zero chiamate. Quali sono i criteri di scelta? Perché grandi campioni non hanno chance in Europa dove hanno scritto pagine di storia del calcio? Perché Vieira deve andare a New York, Henry in Canada? Per gli allenatori non ci sono pari opportunità: se guardiamo i numeri, non ci sono persone di colore nelle posizioni di maggior potere nel calcio. Ma è un discorso generale, riguarda l’intera società: tutti, in particolare chi può cambiare le cose, devono sentire la responsabilità di creare un mondo meritocratico, di tenere aperte tutte le porte se si ambisce all’eccellenza. Perché i migliori risultati possono venire proprio dalla diversità”.
Un attacco frontale al mondo del calcio ma anche molto giusto visto il numero di allenatori di colore che siedono su una panchina in Europa. Una disamina, quella dell’olandese, che dovrebbe spingere i grandi club d’Europa a valutare un discorso del genere e progredire.
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