Roma, lo stadio a Tor di Valle non si farà: l’ira di Pallotta, tutte le tappe

Roma, lo stadio a Tor di Valle non si farà. La società ha definitivamente abbandonato il progetto. Tutte le tappe della vicenda

Roma, lo stadio a Tor di Valle non si farà: l'ira di Pallotta, tutte le tappe
Roma, lo stadio a Tor di Valle non si farà: l’ira di Pallotta, tutte le tappe

La Roma dice definitivamente addio al progetto dello stadio a Tor di Valle. “Non sussistono più i presupposti per confermare l’interesse” scrive il Consiglio d’amministrazione del club. La società ha esaminato le condizioni finanziarie, economiche e giuridiche del progetto e lo ritiene “di impossibile esecuzione”.

Furioso su Twitter l’ex presidente James Pallotta, che tanto aveva voluto il nuovo stadio per la Roma. “Mi sento malissimo per la città di Roma e per la Roma. Qualche idiota (voi sapete chi sono) ha rovinato un grande progetto per tutti. Sono triste” ha scritto.

Dello stadio a Tor di Valle si comincia a parlare nel 2012. La Roma, attraverso l’advisor Cushman & Wakefield, fino al 2015 di proprietà della Exor della famiglia Agnelli, inizia a trattare con il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno.

A ottobre Alemanno incontra Pallotta, a dicembre la Roma annuncia un progetto per un nuovo stadio da 55 mila posti. Il presidente promette che sarà pronto per la stagione 2016-17. Sarà l’ultima di Francesco Totti da calciatore. Ma il capitano, che il figlio di Sergio Castellitto interpreta nella serie Sky “Speravo de mori’ prima” darà il suo addio al calcio all’Olimpico.

Roma, stadio a Tor di Valle: i primi annunci


Pallotta presenta il progetto dello stadio a fine dicembre 2013. Ha affidato il design a Dan Meis, la mente dietro lo Staples Center di Los Angeles dove i Los Angeles Lakers e i Clippers giocano le partite interne dell’NBA. Meis ha anche realizzato il progetto dello Sports City Stadium di Doha, dove si disputeranno alcuni degli incontri dei Mondiali 2022.

Nel marzo 2014, la Roma porta il progetto dello stadio, capienza massima fino a 60 mila posti, in Comune. Deposita lo studio di fattibilità, la Giunta comunale riconosce che si tratta di un progetto di interesse pubblico. Ma impone delle condizioni per realizzare lo stadio, che riguardano soprattutto la linea della metropolitana per raggiungere Tor di Valle.

Siamo al 2015. Iniziano i rilievi geologici, che impongono una serie di modifiche al progetto che ancora prevede tre torri intorno. Nel frattempo, a ottobre si dimette l’allora sindaco Ignazio Marino. Quando il progetto, considerato definitivo, viene consegnato a marzo del 2016, a guidare la giunta c’è il prefetto Francesco Paolo Tronca.

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Stadio della Roma, il braccio di ferro con la Raggi

L’elezione di Virginia Raggi cambia tutto, di nuovo. Il sindaco chiede una riduzione delle cubature dello stadio. Poi, al termine della Conferenza dei servizi del 2017, esprime un parere “non favorevole” alla definizione dello stadio della Roma come un progetto di interesse pubblico. Nel frattempo si dimette l’assessore all’urbanistica, Berdini, contrario al progetto.

A maggio, dopo che anche Luciano Spalletti e Francesco Totti hanno dichiarato sui social di volere il nuovo stadio della Roma, la Giunta comunale indica in una memoria cosa fare perché l’impianto possa essere ritenuto di interesse pubblico.

Tra le richieste la riduzione delle cubature, l’eliminazione delle torri, la realizzazione di edifici con un ridotto impatto ambientale. Inoltre, la Raggi torna a indicare il potenziamento del trasporto pubblico per lo stadio.

Dopo la consegna dell’adeguamento del progetto, l’11 giugno 2018 viene arrestato il costruttore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova titolare dei terreni individuati per costruire lo stadio.

Il nuovo management di Eurnova tratta con Pallotta da novembre 2018. Nel frattempo il sindaco di Roma chiede al Politecnico di Torino uno studio sulla mobilità, consegnato a gennaio 2019.

L’emergenza Coronavirus rallenta ulteriormente il progetto. E alla fine la società è costretta ad arrendersi all’evidenza. Lo stadio, per ora, non si farà.

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