Marvin Hagler, il fuoriclasse campione del mondo che tifava Sampdoria

La scomparsa di Marvin Hagler, morto all’improvviso nella sua villa del New Hampshire a soli 66 anni, svela retroscena calcistici imprevedibili del fuoriclasse

Marvin Hagler
Marvin Hagler, campione indiscusso di Boxe e italiano d’adizione nonché tifoso della Sampdoria (Getty Images)

C’è un Marvin Hagler che tutti conosco, quello che vinse il titolo mondiale dei pesi massimi di pugilato mantenendolo per oltre sette anni. Un fenomeno mediatico straordinario non solo per via del suo grande talento ma anche della sua immagine, riconoscibilissima.

Marvin Hagler, italiano d’adozione

E c’è un Marvin Hagler meno conosciuto, innamorato dello stile di vita del nostro paese, grande appassionato di sport, attore per passione più che per professione. Un uomo capace di straordinari gesti di generosità.

Hagler era legato all’Italia soprattutto per via di sua moglie Kay, americana di seconda generazione e la cui famiglia arrivava dalla Campania. Il campione, soprannominato The Marvelous non solo per l’assonanza con il suo nome di battesimo ma anche per lo stile con cui si muoveva sul ring, solido, potente ma anche estremamente elegante, era convinto che l’Italia gli portasse fortuna.

LEGGI ANCHE > Paul Gascoigne, il mito di Gazza rivive con Jack Grealish

The Marvelous a Sanremo

Fu proprio nel nostro paese che vinse uno dei suoi primi incontri internazionali, per la verità uno dei più importanti. A Sanremo. Era il 30 ottobre 1982. In un Teatro Ariston completamente riallestito per una grande serata internazionale di boxe, infatti, Marvin Hagler, vinse il suo match contro il colombiano Fulgencio Obelmajias confermandosi campione dei medi. Vittoria per KO tecnico alla quinta ripresa e pubblico in piedi a osannarlo.

Hagler era un uomo che aveva un senso dello spettacolo straordinario e che sapeva esattamente come piacere alla gente. Due ore dopo il match, a notte fonda, fuori dal teatro, aveva deciso di fermarsi a cenare in un ristorante di Sanremo mentre quasi tutti i fuoriclasse erano già in auto verso Montecarlo. Un cronista gli chiese se sapesse che a Sanremo si tenesse il Festival della Canzone e lui intonò senza esitazione “Volare” in un discreto italiano.

LEGGI ANCHE > Maradona, spunta anche un anello rubato nel giallo dell’eredità

Marvin Hagler
Marvin Hagler batte Minter alla Wembley Arena di Londra (Getty Images)

Il match con Leonard

Quello di Sanremo fu il suo unico match italiano, in una carriera che lo vide combattere fuori dagli Usa solo tre volte. Anche a Montecarlo e alla Wembley Arena quando vinse contro Minter. La sua carriera si concluse in modo molto discusso, con la sconfitta ai punti e non unanime contro Ray “Sugar” Leonard, mai riconosciuta da Hagler, “The Marvelous” decise di ritirarsi. Offrì più volte a Leonard una ricchissima occasione per una rivincita (fino a 15 milioni di dollari): ma il suo grande avversario rifiutò sempre categoricamente.

LEGGI ANCHE > Donato Grande, chi è il ragazzo che a Sanremo ha palleggiato con Ibra

In Italia per fare cinema

L’Italia lo accolse negli anni ’90. Diventò amico di Mike Bongiorno del quale fu ospite diverse volte. Viveva tra la Brianza e Basiglio, alle porte di Milano, e appena poteva girava il paese con sua moglie Kay. Girò prima comparsa e poi come co-protagonista in alcune pellicole italiane. Giro due pellicole di produzione italiana, “Indio” e “Indio 2” in cui interpretava il sergente Iron, la cui immagine doveva ricordare quella di Louis Gossett Junior, il tenente Foley, che gli assomigliava moltissimo. Recitò anche al fianco di Terence Hill e fu ospite di numerose trasmissioni televisive. Lo si vedeva spessissimo a Milano. In una delle sue visite a Napoli incontrò Maradona che posò con lui per diverse foto.

LEGGI ANCHE > I Rangers vincono e la Scozia riassapora la sua rivalità più aspra

Passione Sampdoria

Ma anche a Napoli ma anche Versilia, Roma, Venezia e la Riviera Ligure dove tornava spesso. Proprio negli anni ’90 si appassionò al calcio: “Qui in Italia puoi essere anche Marvin Hagler – disse una volta – ma se non segui il calcio non sei nessuno”. Andò a Marassi a vedere la Sampdoria in diverse occasioni, ospite dell’allora presidente blucerchiato Paolo Mantovani, salendo a Bogliasco per conoscere i giocatori.

Diventò un tifoso: “La maglia della Sampdoria era la più bella di tutte e mi incuriosiva molto – disse – poi mi interessai della storia del club e diventai un vero tifoso. Adoro gli underdogs. Vialli, Mancini e Gullit sono fuoriclasse che il mondo ci invidia. Attilio Lombardo? É  Marvelous, proprio come me”.