Gundogan e il razzismo: “Non dimenticherò mai quello che è successo”

Ilkay Gundogan, giocatore del Manchester City, è stato vittima di razzismo. Il tedesco ha rivelato di essere stato discriminato per le sue origini turche quando era tra le fila del Borussia Dortmund.

Gundogan razzismo
Gundogan razzismo

Ilkay Gundogan non dimentica le sue origini, ma queste ultime lo hanno portato nel corso della sua carriera ad essere vittima di razzismo. Il giocatore del Manchester City ne ha parlato a cuore aperto tra le righe di Marca. Il particolare episodio risale a quando il tedesco nato da genitori turchi è approdato al Borussia Dortmund, squadra in cui ha militato dal 2011 al 2016.

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Gundogan vittima di razzismo

Sono cresciuto a Gelsenkirchen con genitori turchi, e ogni volta che una squadra turca giocava in Europa, la mia famiglia fermava ciò che stavano facendo. Non immaginate quando il Galatasaray vinse la Coppa UEFA nel 2000“. Così Ilkay Gundogan ha ammesso di essere fiero delle sue origini. E sugli inizi della sua carriera: “Avevo appena realizzato il sogno di tutti i bambini di Gelsenkirchen: avevo un posto nell’accademia dello Schalke 04. Ma poi ho iniziato ad avere problemi alla caviglia. Sono andato a vedere un dottore e mi ha detto che avrei dovuto smettere di giocare per sei mesi. Dovevo indossare un ‘calzino speciale’ per la caviglia, il che significava che indossavo una scarpa piccola e una scarpa enorme. Non potevo nemmeno camminare. Quando la stagione finì, lo Schalke mi lasciò andare via“.

Le origini turche, tuttavia, hanno fatto sì che Ilkay Gundogan fosse vittima di razzismo, soprattutto agli albori della carriera. “Ero a Dortmund e cercavo un appartamento. Pensavo di essere preparato a tutto. Mi sbagliavo. Non dimenticherò mai quello che è successo. Cercavo un appartamento in città e ho sentito gli agenti immobiliari parlare di me. ‘Hai visto il suo nome? Gundogan. Questo è turco. Se lo potrà permettere?’. Appena ho detto loro che ero un calciatore professionista hanno cambiato atteggiamento invitandomi ad entrare guardare e tutto. La cosa triste – ha concluso – è che queste persone erano immigrate anche loro! Penso sia stato davvero triste“.