Fuorigioco

Mourinho e l’aneddoto della cesta nella lavanderia: cosa è successo

Mourinho, il tecnico portoghese una volta si nascose dentro il cesto della lavanderia: il motivo è singolare

Mourinho (Getty Images)

José Mourinho, nel corso della sua carriera da allenatore, ha avuto non pochi problemi con gli arbitri. Ha rimediato diverse multe e squalifiche per aver insultato i direttori di gara o per aver fatto gesti alquanto ”discutibili”.

Secondo alcuni calcoli la sua condotta, non certo da primo della classe, gli è costata negli anni circa 800.000 euro. Celebre il gesto delle manette quando era l’allenatore dell’Inter, quell’episodio gli costò 40.000 euro di multa e ben tre giornate di squalifica. Ricordate il motivo del gesto? Era il 20 febbraio 2010 e l’Inter giocava contro la Sampdoria a San Siro, al 39′ i nerazzurri rimasero in 9 per le espulsioni di Cordoba e Samuel. Il tecnico portoghese protestò molto contro l’arbitro Tagliavento e mimò il gesto delle manette davanti la telecamera.

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Mourinho e l’aneddotto della cesta nella lavanteria

Mourinho (Getty Images)

Mourinho, nel corso della sua avventura come tecnico del Chelsea, fu protagonista di un episodio singolare. In una partita di Champions contro il Bayern Monaco era squalificato ma, usando un curioso stratagemma, riuscì comunque ad entrare negli spogliatoi e a parlare con la squadra prima del match. Come? Arrivò allo stadio molto tempo prima dell’inizio del match e si nascose nel cesto della lavanderia.

Qualche anno dopo fu proprio lui ad ammettere la vicenda, in particolare ai microfoni di Bein Sport: “Non ricordo di chi fu l’idea ma ricordo che il match fu contro il Bayern Monaco. Sono andato negli spogliatoi a mezzogiorno e la partita era alle sette, ci sono rimasto per un po’ di ore fino all’arrivo dei miei giocatori. Il problema consisteva nell’uscire dalla stanza e non farmi beccare dai delegati UEFA. Entrai nella cesta dei panni sporchi, quella grande di metallo. Il magazziniere mi coprì lasciandomi il coperchio un po’ aperto, così che potessi respirare almeno un po’. Ad un certo punto incontrammo i delegati UEFA e il magazziniere fu costretto a chiudere tutto. Non respiravo. Dico sul serio, ero claustrofobico, giuro“.

 

Gianlorenzo Di Pinto

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