Ceferin-Agnelli, c’eravamo tanto amati: l’attacco del presidente UEFA

Il presidente della UEFA Alexander Ceferin torna ad attaccare Andrea Agnelli. Non c’è solo la Superlega: la storia è personale

Ceferin-Agnelli, c'eravamo tanto amati: l'attacco del presidente UEFA
Ceferin-Agnelli, c’eravamo tanto amati: l’attacco del presidente UEFA

Una trama da romanzo, o da film. Il presidente della Juventus Andrea Agnelli e il numero 1 della UEFA Alexander Ceferin, un tempo amici, sono ormai su posizioni opposte dopo il coinvolgimento della Juventus nel progetto della Superlega. C’eravamo tanto amati, dunque.

In una storia che ha a che fare con il business, con il futuro del calcio, con l’odore dei soldi e lo stato del pallone come prodotto di intrattenimento televisivo in cui la fruizione dal vivo conta sempre meno nella determinazione delle strategie future, attira l’attenzione la più immediata contrapposizione fra due persone.

Le questioni di macro-economia calcistica non hanno lo stesso effetto di una storia shakespeariana di amicizia tradita. Il presidente della UEFA, lo sloveno Ceferin nominato nel 2016 come successore di Michel Platini, ormai non lascia passare un’occasione o un’intervista per parlare male di Agnelli.

Il presidente bianconero ha guidato dal 2017 l’ECA, l’associazione dei club europei, dimettendosi dall’incarico dopo la pubblicazione del primo comunicato sulla nascita della Super Lega.

Ringrazio per le nostre discussioni e i quasi litigi che abbiamo avuto, ma sono stati produttivi” diceva Agnelli a marzo, alla vigilia della presentazione del nuovo formato della Champions League.

“Mi aveva assicurato che sulla Superlega non c’era niente di vero, ha detto che mi avrebbe richiamato e ha spento il telefono. Non ho mai visto una persona mentire così” ha detto Ceferin nelle ore più calde dell’annuncio della nuova competizione da parte dei 12 club “scissionisti”.

In quell’occasione, il New York Times parlava di “coltellata alle spalle” da parte di Agnelli, ricordando il rapporto personale fra i due. Il numero 1 bianconero avrebbe messo a disposizione del dirigente sloveno i suoi jet privati e una Ferrari. Gli ha anche chiesto di essere padrino di sua figlia: Ceferin, onorato, ha accettato.

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L’attacco di Ceferin: “Per me Agnelli non esiste più”

Agnelli presidente Juve
Andrea Agnelli, presidente della Juventus (Getty Images)

Per questo, quando la Superlega sembrava diventare realtà, nelle 48 ore che hanno spinto il calcio alle soglie dell’imprevedibile, Ceferin ci ha tenuto a sottolineare come Agnelli sia stata la delusione più grande fra i vertici dei 12 club fondatori. “È scappato dall’associazione che presiedeva, non ho mai visto niente di simile. Non ho niente di personale con gli altri club della Super Lega, con lui sì”.

Le continue esternazioni di Ceferin si possono anche leggere come un contrattacco di fronte alla scoperta di un’inattesa vulnerabilità, per essere stato colto di sorpresa. E la vulnerabilità, in un ruolo come quello dello sloveno, non è un bagaglio comodo da portare.

La UEFA ha reagito con un procedimento legale contro Juve, Real Madrid e Barcellona che non si sono ancora dissociate dalla Superlega, e rischiano l’esclusione della Champions League. Anche se il procedimento è destinato a chiudersi al TAS di Losanna e potrebbe ridisegnare completamente il calcio europeo e ridefinire i rapporti con le normative dell’Unione Europee. Diventare cioè un pilastro anche di giurisprudenza come è stato per la sentenza Bosman.

“Le cose cambiano. La Juventus è stata in Serie B. Il Manchester United prima di Sir Alex Ferguson non so dove fosse. L’Aston Villa era un grande club” diceva ancora Ceferin.

Agnelli ha continuato a difendere gli obiettivi della riforma che ha convinto i bianconeri, il Real Madrid e il Barcellona della bontà della Superlega. “Non si è trattato di un colpo di Stato, ma di un grido d’aiuto” ha spiegato.

Il numero 1 della UEFA, però, non abbandona la sua posizione. A So Foot, prestigiosa rivista francese, attacca ancora il suo ormai ex amico. E conferma che la questione, con lui, non è solo ideologica quanto personale. “Credevo fossimo amici. Mi ha mentito fino all’ultimo guardandomi in faccia. Mi diceva di non preoccuparmi e aveva già firmato tutti i documenti necessari per il lancio della Superlega. Ai miei occhi, non esiste più”.