Jean Paul Belmondo e il PSG: oneri e onori di una grande passione

Jean Paul Belmondo muore all’età di 88 anni e lascia un vuoto incolmabile nel mondo del cinema: una vita fatta anche di tifo per il PSG.

Jean Paul Belmondo e il PSG (Getty Images)
Jean Paul Belmondo e il PSG (Getty Images)

Il cinema riparte a fatica dopo un periodo di stenti lasciandosi dietro alcuni titoli di coda piuttosto importanti. Muore a 88 anni Jean Paul Belmondo, attore iconico e artista poliedrico, protagonista di quella generazione che era solita riempire lo schermo con uno sguardo. Oggi dovrebbe esser prassi, ma all’epoca – quella della Nouvelle Vague – un paio d’occhi profondi potevano fare la differenza.

E i suoi la facevano e hanno continuato a farla per 60 anni di carriera: tutto, forse più del dovuto, senza strafare. Quella classe e sobrietà che culminava dentro un sorriso sornione. L’interprete – celebre per aver recitato, fra le altre cose, ne “La ciociara” accanto a Sophia Loren – non amava solo il cinema.

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Jean Paul Belmondo nel calcio: PSG, una questione di cuore

L'attore tra i fondatori del club francese (Getty Images)
L’attore tra i fondatori del club francese (Getty Images)

Nella sua vita c’era anche lo sport: il calcio, passione forte, quasi quanto quella per un ciak, e la boxe che aveva intrapreso prima di diventare un interprete. Negli anni Sessanta i primi incontri, merito o colpa di quel naso schiacciato, tratto caratteristico di una bellezza in espansione. Spesso croce e delizia agli occhi dei produttori.

Così, con i primi guadagni, l’idea: contribuire, in qualche maniera, a una passione globale. L’amore dei tifosi per il calcio non conosce limiti, proprio come il cinema. Da questa consapevolezza diventa socio fondatore del PSG: la squadra che oggi vede insieme Messi, Neymar e Mbappè, all’epoca aveva Belmondo, Hetcher, Borelli e Bloch.

Uniti dall’intento di fare le cose in grande: l’attore ricoprì, per qualche tempo, anche il ruolo di Presidente. Carica che cedette non appena gli impegni con il cinema divennero pressanti. L’attaccamento ai parigini, tuttavia, è rimasto. Un supporto discreto, ma viscerale: ossimorico, proprio com’è stata la sua carriera e in parte la sua vita, in cui gli eccessi affogavano nella discrezione e nel garbo di un fascino senza tempo.

Proprio come il suo ricordo che resterà impresso oltre ogni definizione e possibile etichetta: Jean Paul Belmondo, il magnifico che ha commosso il mondo con un’occhiata e, con la stessa classe, ha detto basta perché evidentemente era tempo di chiudere il sipario. Adieu.