Lazio-Inter, Inzaghi ritorno al passato: il tecnico ritrova l’Olimpico da avversario

Lazio-Inter, Inzaghi torna all’Olimpico da avversario dopo un addio chiacchierato fra incomprensioni, dubbi e mezze verità.

Inzaghi all'Olimpico da avversario (Getty Images)
Inzaghi all’Olimpico da avversario (Getty Images)

“Un sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato”, così cantava Sergio Caputo. Probabilmente Inzaghi lo conosce poco, ma sicuramente si sarà ritrovato – anche distrattamente – a canticchiare questo motivetto. Il sabato qualunque, per lui, è il prossimo: 16 Ottobre, quando in calendario c’è Lazio-Inter.

Non proprio una gara qualsiasi. Presente e passato della vita del tecnico che s’intrecciano: un Derby del cuore, anche se proprio a causa delle passioni ha avuto qualche grattacapo. Le due tifoserie sono gemellate, ma la querelle Inzaghi ha raffreddato i rapporti: i biancocelesti non vedono più tanto di buon occhio l’ex attaccante.

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Lazio-Inter, Inzaghi torna all’Olimpico: sfida tra passato e presente

Il tecnico nerazzurro fa i conti con il proprio passato (Getty Images)
Il tecnico nerazzurro fa i conti con il proprio passato (Getty Images)

Una carriera, una vita, dedicata alla Lazio. Poi lo strappo con Lotito, la cena andata di traverso con il rinnovo prima accordato e poi ritrattato per volare a Malpensa non appena Conte lascia Milano. Pezzi di un puzzle che s’incastrano mesi dopo, a campionato iniziato, quando nella Capitale ormai c’è Sarri e l’ex allenatore ormai è un ricordo.

L’amarezza resta per i laziali: andare via così non è stato bello, secondo i supporter. L’ex centravanti ha provato a ricucire lo strappo con una lunga e accorata lettera d’addio sul Corriere dello Sport al momento del passaggio all’Inter: le sue sono risultate “lacrime di coccodrillo”. La piazza, ora, pensa al Sarrismo e alla rivoluzione che l’ex Juve ha portato a Roma.

Da icona a “miglior nemico”: la metamorfosi di un amore

I nodi, tuttavia, devono venire al pettine. Sabato all’Olimpico la Città Eterna ritrova un suo cittadino acquisito, ma l’accoglienza non sarà calorosa. Anche se gli ultimi trofei biancocelesti portano la firma di quell‘Inzaghi che, con la capienza aumentata allo stadio, sarà fischiato. La storia non sempre è scritta dai vincitori, qualche volta conta il peso delle azioni.

Andare via in sordina, quasi sbattendo la porta, con un dietrofront inatteso non si dimentica. Successe lo stesso a Capello, sull’altra sponda del Tevere, quella giallorossa, scelse la Juve nella notte. Quando tutti pensavano sarebbe rimasto a Roma. Non contento si portò dietro anche Emerson e Zebina, fra i giocatori più rappresentativi del terzo Scudetto giallorosso.

Un’onta troppo pesante da lavare via. Inzaghi lo imita, forse, con Correa. Ma alla Lazio ha portato via molto di più, la speranza di essere una bandiera, i tifosi l’avrebbero voluto. Per credere ancora che il calcio sia meglio di così, che prima della firma e dei soldi contino le passioni. Cercheranno di farglielo capire in un sabato qualunque, un sabato italiano tra rimpianti, rivalsa ed emozioni.