Serie A e Telethon, un calcio alle malattie rare: tutti i giocatori impegnati nella campagna

Serie A da 31 anni con Telethon in favore della ricerca scientifica per debellare le malattie genetiche rare: i calciatori impegnati.

Telethon e Serie A, binomio solido e fondamentale (Getty Images)
Telethon e Serie A, binomio solido e fondamentale (Getty Images)

La Serie A è da 31 anni – dagli albori fino all’evoluzione – al fianco di Telethon. L’organizzazione senza scopo di lucro riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica. Binomio possibile perchè il calcio attira a sé numerosi consensi. Bacino d’utenza utile per supportare – con donazioni ma anche con effettiva vicinanza – il lavoro di medici e scienziati nello studio e approfondimento delle malattie genetiche rare.

Disabilità ma anche qualità di vita: l’importanza della persona, comprendere che dietro una patologia – qualunque essa sia – ci sono uomini, donne e bambini che lottano per una qualità di vita migliore. Obiettivo possibile, negli anni, grazie alla partecipazione attiva degli utenti e dei donatori. Ci sono anche diversi calciatori.

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Serie A e Telethon, 3 punti per la Ricerca: l’impegno di squadre e calciatori

Giocatori schierati per la Ricerca (Getty Images)
Giocatori schierati per la Ricerca (Getty Images)

Nella Capitale, Roma e Lazio hanno diversi Ambassador della campagna benefica: Immobile e Zaniolo. Nel Milan c’è Florenzi, spesso è anche ospite nel corso del noto Charity Show per donare magliette e somme di denaro. Contributo concreto e simpatia, la sciarpa bianca con la scritta Telethon – indossata da allenatori e giocatori – nella settimana delle donazioni ha agevolato numerosi contributi da parte del pubblico e delle singole squadre.

Anche l’Inter e la Juventus, con i loro beniamini, sono in prima linea contro le malattie genetiche rare: Bonucci, nel caso specifico, è molto attento sul tema. Il difensore non è l’unico, basti pensare che il C.T. della Nazionale – Roberto Mancini – non si è perso un appuntamento.

Così come Luciano Spalletti e Gennaro Gattuso che, a Napoli, chi prima e chi dopo hanno veicolato la cultura del sostegno e del volontariato abbinata allo sport. Le attività benefiche come pretesto verso un aiuto concreto alla Ricerca, senza scienza non c’è futuro: è ora di dare un calcio alle malattie rare, ma serve l’aiuto di tutti.

 

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