Calciomercato, svolta storica in arrivo: le nuove regole per i trasferimenti

Si fa sempre più strada la possibilità che la UEFA cambi le regole relative al calciomercato: tutti i dettagli

Dal 1° luglio 2022 potrebbero cambiare le regole relative ai trasferimenti. La UEFA, nel dettaglio, sarebbe pronta a revocare il fair play finanziario, introdotto nel 2009 da Michel Platini, per far spazio a delle nuove normative di sostenibilità.

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Pallone Uefa Champions League (Foto LaPresse)

Tali regole, secondo quanto riportato dal New York Times, verranno introdotte ufficialmente dopo il voto del consiglio esecutivo in programma il 7 aprile prossimo. Il presidente della UEFA, Ceferin, sarebbe riuscito nel suo intento solo dopo aver rinunciato al salary cap (ossia il tetto massimo per gli ingaggi relativi ai singoli calciatori).

Un’importante novità all’orizzonte, dunque, che cambierebbe il modo di approcciarsi al mercato dei club europei, specie di quelle società che annualmente “sbattono” contro le rigide regole del fair play finanziario.

Calciomercato, addio al fair play finanziario? Le novità

Aleksander Ceferin, presidente UEFA (Foto LaPresse)

Stando a quanto riportato dal New York Times, i club potranno spendere  il 70% delle loro entrate. Tale percentuale sarà calcolata sul totale di stipendi ai giocatori, commissioni per i procuratori e sui trasferimenti in entrata.

Tutti i club avranno tre anni di tempo per mettersi al pari con le nuove direttive, per questa ragione inizialmente la percentuale usufruibile sarà del 90%. In aggiunta, tutte le società con i bilanci sani avranno anche la possibilità di sforare il limite per 10 milioni di dollari.

La novità sui prestiti

Qualche giorno fa, invece, la FIFA ha annunciato anche delle novità concernenti la stipulazione dei prestiti. Ogni società, dalla prossima finestra di mercato, potrà mandare in prestito, ad un singolo club, un massimo di tre calciatori (la norma non sarà applicata sugli U21). Questa regola entrerà in vigore dal 1° luglio 2022. Le società avranno, anche in questo caso, un periodo di tre anni per mettersi in linea con quanto ratificato.