Fiorentina, Duncan lascia la nazionale: “Mi hanno discriminato”

Il centrocampista della Fiorentina, Alfred Duncan, ha preso una decisione drastica che ha spiazzato un po’ tutti

La Fiorentina ha terminato la stagione al settimo posto conquistando, dopo ben sei stagioni d’attesa, il pass per il ritorno in Europa. Il club toscano, nella prossima stagione, disputerà la Conference League sperano di emulare il cammino della Roma culminato con la vittoria del trofeo.

Duncan
Alfred Duncan, centrocampista della Fiorentina (Foto LaPresse)

In giornata, intanto, il club Viola ha diramato un comunicato – o meglio un messaggio decisamente particolare – a nome di Alfred Duncan. Il centrocampista ghanese, nel dettaglio, ha annunciato l’addio dalla nazionale.

Il motivo ha spiazzato un po’ tutti, soprattutto in relazione al fatto che il centrocampista ha ancora 29 anni e almeno altri 4-5 anni di carriera ad alto livello. Il classe ’93 ha spiegato come il Ghana non gli ha mai permesso di dimostrare qualcosa di concreto per il suo Paese. Le sue presenze con il Ghana, dal 2012 al 2022, sono state “solo” 10: un po’ pochine per un centrocampista che vanta più di 250 gettoni in Serie A. 

Duncan lascia la Nazionale: il triste messaggio

Duncan, centrocampista della Fiorentina (Foto LaPresse)

Il lungo messaggio di Duncan comincia in questo modo: “E’ giunto il momento di salutare la Nazionale. Il mio cuore è triste perché avrei voluto scrivere un pezzo di storia con la Nazionale ghanese ma non mi hanno mai dato la possibilità di dimostrarlo”. 

Il testo, poi, prosegue: “Quando non sei mai considerato e non c’è nulla che tu possa fare per cambiare la situazione, mentalmente diventa tutto più difficile. Sono stato umiliato, discriminato e lasciato da parte per anni anche se ho cercato di lasciare le porte sempre aperte. Purtroppo non posso continuare a stare male pensando a come vengo trattato ingiustamente sapendo di avere la coscienza pulita”. 

Infine ha concluso: “Non sono mai stato considerato in Nazionale. Recentemente ho rifiutato alcune convocazioni perché ritengo un insulto chiamarmi quando fa comodo a qualcuno senza considerare il mio sentimento da essere umano che fa dei sacrifici nel proprio lavoro”.Â