Juventus, Pogba e Allegri pronti a nuove sfide: certi amori non finiscono

Allegri e Pogba hanno un ottimo rapporto: il francese verrebbe alla Juventus per l’allenatore che l’ha reso grande, anche come numero 10.

Ci siamo: il Manchester United ha già salutato Paul Labile Pogba dopo sette anni, ora manca praticamente solo l’ufficialità per il ritorno del francese alla Juventus. Torna a Torino come c’era arrivato dieci anni fa, a parametro zero. Ma se ai tempi aveva 19 anni ed era un ragazzo “con le spalle strette”, come cantava De Gregori, oggi è un giocatore fatto e finito.

Juventus, Pogba e Allegri pronti a nuove sfide: certi amori non finiscono
Juventus, Pogba e Allegri pronti a nuove sfide: certi amori non finiscono (Ansa)

Ha vinto l’Europa League nel 2017 con José Mourinho sulla panchina dei Red Devils, ed il Mondiale nel 2018 con la sua Francia. Eppure, ciò che aveva mostrato alla Juventus lo ha fatto vedere con molta poca costanza in Inghilterra. Dal suo entourage sono sempre trapelate, infatti, voci di un addio e soprattutto di un periodo in bianconero mai dimenticato. Perché soltanto sotto la Mole si è sentito davvero coccolato, e quindi ha deciso di tornarvi.

Si dice che per Madama abbia rifiutato i soldi del Paris Saint-Germain, proprio per ritrovare una forte componente emozionale. Quando Marotta lo portò in Italia, nel 2012, la Juventus era allenata da Antonio Conte, sostituito dopo due anni da Massimiliano Allegri. E proprio il toscano lo attende a braccia aperte: anzi, non si esclude che lo stesso allenatore abbia convinto il transalpino a tornare.

Il rapporto tra Pogba ed Allegri: due anni di divertimento e tanti successi

Il rapporto tra Pogba ed Allegri: due anni di divertimento e tanti successi
Il rapporto tra Pogba ed Allegri: due anni di divertimento e tanti successi (Ansa)

È vero che abbiamo un ottimo rapporto,”, disse a marzo il livornese, “ma ora gioca nel Manchester. Non so cosa farà in futuro”. Nel futuro di Pogba c’è ancora la Juventus di Allegri, con cui è sbocciato nella stagione 2014-15, sino a diventarne leader, con tanto di maglia numero 10, in quella successiva. E come leader dovrà tornare, per dare alla squadra quella qualità tecnica e quei gol che sono mancati.

In quel biennio ha collezionato 90 presenze, con 20 gol e 24 assist. Sin dal primo anno si è distinto come mezzala, sviluppando le doti in fase d’inserimento, le giocate da assistman e gli iconici gol da fuori area. Nel secondo, invece, è stato anche leader carismatico, giocatore che esce dalle situazioni di difficoltà caricandosi la squadra sulle spalle. Perché con nessuno più che con Allegri ha vissuto con trasporto e divertimento le partite, potendo dare sfogo al suo estro senza troppe pressioni.

I tifosi lo aspettano come il figliol prodigo. Oggi sembra un giocatore diverso, ma chissà che a Torino non possa ritrovare la serenità, a partire dagli allenamenti con Max Allegri, quelli one-to-one, fatti di challenge col pallone, a calcio ma anche a basket, come in quella mattinata di gennaio del 2015, in cui vinse il maestro sull’allievo. Ora sta per tornare, per la rivincita ma anche per la rinascita sul campo.