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Bakayoko fermato dalla polizia, ipotesi razzismo? Tutta la verità

Il caso di Timoué Bakayoko, fermato erroneamente dalla polizia, fa ancora discutere: tutta la verità riguarda all’ipotesi di razzismo.

Ha fatto molto discutere il controllo della polizia nei confronti di Timoué Bakayoko, bloccato per strada tra lo stupore generale. Come si evince da un filmato amatoriale, il centrocampista del Milan è stata fatto scendere dalla macchina e ispezionato da un agente mentre il collega teneva sotto tiro di pistola l’autista.

Timoué Bakayoko, il retroscena del fermo della polizia (LaPresse)

Una scena insolita che ha creato curiosità e allo stesso tempo fatto un po’ spaventare i passanti. In realtà però, dopo qualche attimo di timore da parte del calciatore, si è rivelato un grosso malinteso a causa di uno scambio di persona.

Il classe ’94 francese non ha commesso alcuna azione illegale ma, secondo la spiegazione delle Forze dell’Ordine, corrispondeva al profilo del malvivente coinvolto poco prima in una sparatoia. Una parte di opinione pubblica però ha gridato allo scandalo, insinuando un comportamento razzista della polizia.

Bakayoko scambiato per un malvivente: il retroscena

Timoué Bakayoko, la verità sul caso razzismo (LaPresse)

Si è un creato un caso mediatico intorno alla disavventura che ha coinvolto l’innocente Timoué Bakayoko. Molte persone sono rimaste indignate dal video circolato sui social a distanza di diverse giorni dall’accaduto, avvenuto lo scorso 3 luglio in centro a Milano.

La sostanza però non cambia e le immagini restano molto forti, tanto da indurre qualcuno a denunciare un accanimento soltanto per il colore della pelle. Una pesante accusa a difesa del calciatore del Milan, strattonato e immobilizzato con maniere molto forti, che ha aperto un forte dibattito.

A provare a fare chiarezza sui fatti è intervenuto Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma che ha fermamente condannato l’ipotesi discriminatoria: “Non c’è alcun tipo di razzismo nella scelta di fermare una persona per dei controlli ma soltanto un fraintendimento sui cui gli agenti hanno tenuto subito a scusarsi”.

Il carabiniere sindacalista continua la sua spiegazione raccontando i retroscena e il motivo di tale intervento: “Sono normali controlli che la polizia applica quando riceve una segnalazione dalla centrale. In questo caso si chiedeva di fermare una persona che secondo l’identikit assomigliava per fisionomia all’atleta. Gli agenti si sono limitati a rispettare il protocollo senza etichettare per “colore della pelle”.

Matteo Sfolcini

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Matteo Sfolcini

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