Ronaldo in terapia, colpa del calcio: “Nessuno si è preoccupato”

Ronaldo si mette a nudo e svela di seguire una terapia per lo stress subito in tutti questi anni: ecco che cosa subiva la vecchia generazione di calciatori. 

Dopo che Cristiano Ronaldo ha confessato di andare dallo psicologo, arriva un’altra importante testimonianza nel mondo del calcio. Questa volta è Ronaldo a parlare, il Fenomeno. L’ex talento brasiliano ha rivelato di essere in terapia da oltre due anni a causa del…pallone.

Ronaldo e la depressione: l'annuncio
Ronaldo e la depressione: l’annuncio (LaPresse)

E’ stato appena presentato il film di Ronaldo, dove il campione mostra a tutti lo psicodramma vissuto per il doppio infortunio al ginocchio destro tra fine anni ’90 e inizio 2000. Ma anche negli ultimi anni l’ex attaccante brasiliano ha vissuto momenti difficili, a tal punto da dover andare in terapia per capire cosa lo tormentava: “Oggi faccio terapia, ho iniziato due anni e mezzo fa e mi ha aiutato a capire cosa ho sentito prima – Svela a Marca il Fenomeno – Mi guardo indietro e vedo che noi calciatori siamo stati esposti ad un grande stress mentale“. L’accusa è tremenda.

Ronaldo e la depressione: la confessione angosciante

Ronaldo, ex attaccante di Real Madrid e Inter
Ronaldo, ex attaccante di Real Madrid e Inter (LaPresse)

Nell’exploit del mondo del pallone tra gli anni ’90 e i 2000, con gli introiti che iniziavano a diventare sempre più cospicui e i trasferimenti sempre più milionari, tanti giocatori non sono riusciti a gestire la pressione mediatica. Ronaldo ha confessato al quotidiano spagnolo di aver subito un forte stress mentale: “In quel periodo nessuno si preoccupava di noi giocatori, mentre ora è diverso. Prima non c’era alcuna preparazione mentale, ora c’è attenzione su questo tema“.

L’ex campione di Inter e Real Madrid ha poi sottolineato: “Ai miei tempi queste cose non si capivano, il mondo del pallone può portare ad uno stress che può essere determinante per il resto della vita – parla anche di sé stesso – Il tema era ignorato totalmente nella nostra generazione. Tanti calciatori sono passati per momenti terribili, depressione compresa, per la mancanza di privacy o di libertà. I problemi c’erano, ma le soluzioni erano poche“.