Zeman e le profezie al contrario: l’analisi sul Napoli spiazza i tifosi

Zeman è sempre al centro del dibattito. Non è solo merito del suo modo di intendere il calcio, ma anche per via delle sue profezie.

Zeman, sregolatezza e genio. Prima l’una e poi l’altra, non il contrario. Anche perché la forza del boemo, forse, è proprio questa. Aver fatto sempre ciò che voleva, infischiandosene di metodo, possibilità e numeri. I trofei sono e restano per lui l’ultima cosa: prima la possibilità di fare calcio alla sua maniera.

Zeman Napoli
Zeman senza filtri sul Napoli (ANSA)

Attaccare, sempre. A qualsiasi costo. Contropiedi, difesa alta, e tanto divertimento. Zemanlandia esiste ancora, fortemente sconsigliata ai deboli di cuore. Una partita da 90 minuti equivale a un anno e mezzo – forse più – sulle montagne russe. Non si finisce mai: allenamento – i famosi gradoni – e tenacia. Alla faccia degli scettici, di chi lo considera antico: magari vintage, non abbastanza per finire in soffitta.

Zeman, la profezia sul Napoli divide i tifosi

Anche se non allena più in Serie A, la continua a seguire: tiene d’occhio tutto e prova a ribadire le proprie idee a Radio Kiss Kiss Napoli. I partenopei – non a caso – sono quelli più simili alla sua idea di calcio: “Giocano bene e vincono – dice – se potessi allenerei loro”. Poi la stoccata: “Sono pronti per lo Scudetto”. Frase che ha fatto impazzire i tifosi del Napoli, ma non di gioia. Il rischio era quello di un mancamento.

Napoli Zeman
Il tecnico boemo entusiasta di questo Napoli (ANSA)

Zeman sarà innovativo a pallone, ma per quanto riguarda le profezie ha una strana reputazione: si realizza sempre l’opposto di ciò che dice. La Roma di Mourinho, dal boemo, era considerata “scadente”. Risultato: i giallorossi hanno vinto la Conference League. L’ultimo trofeo nel 2008. Mourinho porta la Roma in trionfo dopo 14 anni di digiuno. Ora i tifosi del Napoli temono l’effetto boomerang.

Ringraziano, ma non troppo. In un silenzio assordante che sembra scacciare qualunque ripercussione. Ammesso che possa davvero bastare, perché – citando Albanese, memorabile nell’imitazione del tecnico – c’è sempre un why e un corrispettivo because. Nulla avviene a caso, profezie comprese.