Temuto, odiato, fischiato e offeso. Josè Mourinho provoca, il popolo della Juventus risponde. Sembrano passati pochi mesi, invece ieri era un anno dal gesto dell’ex Special one che fece impazzire di rabbia il tifo bianconero dopo Juventus-Manchester United di Champions League lo scorso 7 novembre, quando i Red Devils si imposero 1-2 all’Allianz Stadium, era la fase a gironi. Una sconfitta che bruciava tanto condita con la rabbia finale e la provocazione del tecnico portoghese che oggi è senza squadra, verrà poi licenziato dalla dirigenza del club inglese per i cattivi risultati ottenuti in seguito. Mou ancora cerca squadra.
L’allenatore del Triplete all’Inter non smette mai di ricordare ai nemici ‘sportivi di sempre in Italia, la Juventus, cosa valga quel successo. Le premesse per le scintille tra Mou e la Juve c’erano state anche nella partita di andata a Old Trafford, vinsero i ragazzi di Allegri. Il tecnico portoghese, rispose agli insulti degli juventini, che arrivavano dagli spalti con il gesto delle tre dita, a ricordare quell’impresa nerazzurra che resterà per sempre nella storia. Una settimana dopo altre provocazioni all’Allianz Stadium con il gesto delle orecchie, Mourinho si prese la sua rivincita.
Il calcio è anche questo, provocazioni, sfottò, rivalità e rabbia. Poi finisce tutto lì, nell’arena, ognuno con le sue idee e l’ardore sportivo. Sarebbe bello che continuasse ad essere tutto così. Senza violenza negli stadi, senza razzismo, senza scontri fuori dagli impianti. La rivalità deve esserci e guai a toccarla, la violenza anche no!
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