Il Coronavirus è arrivato in Italia da qualche settimana come un fulmine a ciel sereno: il virus sta paralizzando una parte del Paese, soprattutto al nord fra Milano e Torino, con Codogno che è diventata zona rossa dei contagi e nuovi infetti vengono resi noti giorno dopo giorno. Anche lo sport, fra psicosi e allarmismi rientrati, ci ha – in parte – rimesso: partite rinviate e calendario nella bufera, in attesa di tempi migliori.
Lo smarrimento mette da parte rivalità e astio, malgrado le classiche battute – non sempre ilari ma ugualmente mordaci – che hanno alimentato (talvolta aspramente) la rivalità nord-sud e qualche eccessiva provocazione. In questi giorni di incertezza e tensione, un bel messaggio arriva dal San Paolo di Napoli nel corso del match contro i granata: “Nelle tragedie non c’è rivalità. Uniti contro il COVID19”, recita lo striscione esposto in Curva B. Un accenno di speranza trapela anche attraverso i gesti più comuni: una partita allo stadio, qualche parola distensiva. Il pretesto più utile per sotterrare l’ascia di guerra. Almeno in occasioni del genere che lasciano interdetti, contro cui la miglior risorsa potrebbe rivelarsi proprio una giusta dose d’empatia.
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