Andrès Perales, il custode del Malaga in quarantena allo… stadio

Quarantena sui generis per il custode de “La Rosaleda” a Malaga, Andrès Perales sta trascorrendo l’isolamento nello stadio del club spagnolo. Vive da 31 anni nell’impianto.

Quarantena sui generis per il custode de "La Rosaleda"
Quarantena sui generis per il custode de “La Rosaleda”

Gli stadi in questo momento sono chiusi, ma non per tutti. C’è qualcuno che addirittura in uno stadio sta trascorrendo la sua quarantena. Si tratta di Andrès Perales, 83 primavere ma sempre “giovane” grazie al Malaga che, negli anni, gli ha dato un impiego ed anche la passione per colori che vive in tutti i sensi e tutti i giorni. Lui, infatti, assieme alla propria famiglia, è il custode de “La Rosaleda”.

Andrès Perales, uno stadio tutto per sé: il custode del Malaga in quarantena

Malaga, custode dello stadio sul campo in quarantena
Malaga, custode dello stadio sul campo in quarantena

L’uomo bada alla sicurezza dell’impianto, curando ogni situazione (per quanto possibile) durante la quotidianità: routine che è stata stravolta in questi giorni particolari di isolamento, altrimenti Andrès e i suoi cari erano soliti assistere – comodamente – alle partite dei loro beniamini. Talvolta anche agli allenamenti. Per ora non sono riprese le attività, ma il signor Perales – unico baluardo di un tifo temporaneamente assente – è stato contattato da quasi la totalità dei media spagnoli per raccontare la sua giornata tipo con uno stadio a disposizione: “Mio figlio Andy, il cane ed io ci sentiamo soli. Mi fa male vedere l’impianto vuoto, quando è bel tempo vado a passeggiare sul campo da gioco”, ha dichiarato a El Pais.

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Un lusso che a “La Rosaleda” possono permettersi in pochi, Andrès Perales se lo concede da 31 anni. Da quando ha iniziato a lavorare con la squadra spagnola – per cui ha ricoperto anche il ruolo di autista ufficiale, giardiniere, ufficiale di campo, guardia di sicurezza e massaggiatore nel tempo – e gli venne assegnato un alloggio poiché il Malaga aveva delle celle costruite in occasione del Mondiale 1982. Non se n’è più andato: a maggior ragione “La Rosaleda”, un po’, è anche “casa sua”.

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